I Comuni dell’Isola d’Elba e quelli della Val di Cornia non dovranno impegnare soldi delle loro amministrazioni per la costruzione e la messa a regime del dissalatore di Mola. Il piano nazionale degli acquedotti copre i 3 milioni che fino a ieri erano a carico degli enti locali livornesi.
Oggi si sono incontrati nella sala consiliare del Comune di Piombino i sindaci della Val di Cornia e dell’Isola d’Elba, convocati dall’assessore all’ambiente della Regione Toscana, Federica Fratoni, e dal direttore dell’Autorità Idrica Toscana, Alessandro Mazzei, per parlare del bilancio idrico della zona sud della provincia di Livorno (Elba e Val di Cornia) e per spiegare le ragioni del dissalatore di Mola. Erano presenti i tecnici di AIT e di ASA per fornire tutte le informazioni di dettaglio. Hanno assistito all’incontro anche Isabella Bonamini dell’Autorità di Distretto dell’Appennino Settentrionale e il consigliere regionale Gianni Anselmi, espressione del territorio.
Il sollievo economico
Sono tre (3) i milioni messi a disposizione dallo Stato nel piano nazionale degli acquedotti per il dissalatore di Mola. In questo modo l’intera somma (circa 15 milioni) per la costruzione dell’opera che metterà in sicurezza la risorsa idrica dell’Isola d’Elba non graverà sui comuni dell’isola né su tutti gli altri della provincia di Livorno.
L’intervento governativo centrale è la svolta che pone l’opera del dissalatore come concreta soluzione per le necessità idriche dell’Elba e, adesso, la soluzione concreta perché interamente finanziata.
Infatti, le risorse impegnate dai vari Enti sono tutte destinate e finalizzate all’attuazione del progetto del dissalatore elbano, e ogni eventuale progetto alternativo non ha la momento alcuna risorsa finanziaria e non potrà utilizzare le risorse economiche del dissalatore, perché esse sono collegate a un progetto esecutivo. In sostanza, qualora si dovesse scartare la costruzione del dissalatore, si dovrà comunque trovare una soluzione all’emergenza idrica dell’isola e dell’intera zona della Val di Cornia, e sarà un’alternativa che dovrà trovare da capo le risorse economiche necessarie.
Il bilancio idrico
Il Bilancio idrico dell’Isola d’Elba ha messo insieme i dati disponibili tra il 1956 e il 2017, quindi uno studio ben supportato da dati storici. L’isola ha un’eccedenza idrica di 45milioni mc/anno, che rappresenta il quantitativo di risorsa rinnovabile. Purtroppo di questa eccedenza l’infiltrazione totale è soltanto del 20%, cioè circa 9milioni mc/anno. Il restante 80%, pari a 36milioni mc/anno, è la risorsa che non si infiltra nelle falde e va perduta, ruscellando a mare durante le precipitazioni.
A questi 9milioni mc/anno che restano a disposizione si aggiungono i 5milioni mc/anno che è la risorsa importata dalla Val di Cornia, tramite la condotta sottomarina. Si arriva così a 14milioni mc/anno che sono la quantità sufficiente alla soddisfazione del fabbisogno annuale dell’isola.
Il problema è la poca resilienza del sistema elbano rispetto ai cambiamenti climatici: in relazione alla variabilità delle piogge l’infiltrazione totale media di 9milioni mc/anno può variare del 31% (circa 3milioni mc/anno) in eccesso, in situazioni piovose, o in difetto, in situazioni siccitose. È fondamentale spiegare che, in situazioni siccitose, la scarsa disponibilità d’acqua si manifesta anche in Val di Cornia, riverberandosi quindi in una minore disponibilità di acqua da portare verso l’isola con la condotta sottomarina.
Una soluzione potrebbe essere quella di intercettare parte dei 36milioni mc/anno dell’acqua che viene persa per ruscellamento. Nel caso il quantitativo minimo da intercettare per l’equilibrio tra risorsa sotterranea disponibile e consumo idrico viene stimato in circa 7milioni mc/anno.
Quindi, è possibile intercettare 7/10milioni mc/anno delle acque che piovono sull’isola, per mettere in sicurezza il suo approvvigionamento idrico?
Lo studio in questo caso dimostra ampiamente che la costruzione di invasi o di condotte avrebbe un impatto ecologico e ambientale per l’Elba di proporzione insostenibile ai fini del mantenimento del territorio isolano in una situazione appetibile per i turisti. Inoltre la messa in opera di questi interventi (anche nel caso di uno scellerato utilizzo e scempio dell’ambiente) avrebbe dei costi enormi.
Dissalatore: unica soluzione a breve-medio termine
L’unica possibilità per l’Elba è, pertanto, la costruzione del dissalatore di Mola. Infatti, l’impianto di dissalazione consente di aumentare la resilienza del territorio rispetto a eventi critici, come un eventuale guasto sulla condotta sottomarina o eventi climatici avversi (siccità prolungata). Il dissalatore consente anche di gestire le risorse locali rinnovabili con maggiore flessibilità potendo massimizzare la ricarica invernale negli acquiferi. L’impianto progettato per Mola è costituito da 4 moduli da 20 l/s che potranno entrare in funzione progressivamente in relazione all’incremento stagionale della domanda. Tale modularità aumenta anche la sicurezza dell’impianto rispetto a eventuali guasti elettromeccanici a favore della continuità del servizio.
La garanzia di un servizio continuo anche durante la punta della domanda estiva è essenziale per tutelare la popolazione presente sull’isola e le tante attività economiche legate al turismo.
In ogni caso la priorità per la costruzione del dissalatore è quella di mettere in sicurezza nel breve termine il sistema di approvvigionamento idrica dell’isola, rispetto a un possibile disservizio temporaneo o permanente della condotta sottomarina (con un’anzianità ormai alta) che, nel caso si verificasse d’estate nel periodo di punta delle presenze, potrebbe configurare una situazione tale da richiedere interventi immediati di protezione civile.
La necessità di risorsa idrica aggiuntiva all’isola d’Elba, per l’equilibrio tra risorsa sotterranea disponibile e consumo idrico, necessiterebbe volumi di accumulo da 8,5/12milioni mc/anno. Ciò sarebbe di assai difficile realizzazione, per elevato costo e l’elevato impatto ambientale, in fase di costruzione e di esercizio.
Anche la realizzazione di una nuova condotta sottomarina appare una strategia difficilmente percorribile in questa fase, a causa dei costi elevati dell’infrastruttura e della scarsa disponibilità futura di risorsa idrica dalla Val di Cornia per la quale l’obiettivo è quello di ridurre progressivamente gli emungimenti per salvaguardare le caratteristiche qualitative di una falda con alcuni problemi di qualità delle acque, risolti oggi con impianti tecnologici ad alto costo di esercizio e manutenzione.
Molte isole dell’arcipelago toscano, non meno belle dell’Isola d’Elba, hanno già in funzione un dissalatore che assicura autonomia idrica: l’Isola del Giglio, Giannutri, Capraia. All’Elba, si farà un impianto all’avanguardia, col minimo impatto ambientale. Così l’Isola d’Elba può cominciare a diventare indipendente dal punto di vista idrico.