Perso l'eco retorico del comunicato del generale Diaz, il 4 novembre 1918, il triste bilancio elbano della 'Grande Guerra' fu di 374 caduti, di cui 114 di Portoferraio, oltre ad un numero imprecisato di mutilati, invalidi e con disturbi psichici tra chi era riuscito a tornare dal massacro che, tra i 15-17 milioni di morti complessivi, ne contò in Italia oltre 1,2 milioni tra militari e civili, oltre a mezzo milione di feriti inabili.
Anche l'epidemia di 'spagnola' (così definita perchè a parlare della pandemia erano solo i giornali di quel Paese non belligerante e senza censura) del '18-'20 fece la propria parte di vittime tra la popolazione stremata e indebolita, stimate sull' isola tra le 500 e le 600.
I gravi problemi economici e politici seguiti ad uno tra i più sanguinosi conflitti della storia umana, portarono poi, com'è noto, all' avvento del fascismo e alla seconda tragica guerra mondiale.
Da celebrare quindi c'è ben poco, se non la pietas verso chi è morto e la lezione da trarne.
É quello che ha fatto il Sindaco di Portoferraio Angelo Zini che, dopo aver deposto assieme alle Autorità militari e civili una corona al monumento ai caduti di quella guerra (opera dello scultore fiorentino poi naturalizzato tailandese Corrado Feroci), nel suo breve saluto si è richiamato al valore assoluto dell'Art.11 della Costituzione: "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali..." .