“Resta solo il deserto/Un deserto ondulato”. Con questi versi si chiude uno struggente canto d’amore di Federico Garcia Lorca. Mi è capitato spesso di evocarlo nei lunghi mesi trascorsi dal 4 dicembre 2016, quando con il Referendum costituzionale il Popolo sovrano bocciava la Riforma voluta da Matteo Renzi, che con quella proposta di fatto aveva segnato la sorte della Sinistra italiana.
Una inarrestabile parabola ascendente aveva portato il giovane politico del PD da sindaco di Firenze alla segreteria del PD (dicembre 2013), e poi ai fasti del 41% dei consensi alle Elezioni Europee (partecipazione 57% degli elettori), e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (2014). Il Referendum del 2016 interrompeva di colpo quella parabola, travolgendo il Partito Democratico insieme al suo segretario. E dando inizio allo sbandamento dell’ala sinistra dello schieramento politico, già divisa e da sempre incline a dividersi. Ma più in generale aprendo una fase di crisi della partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese.
Alle elezioni politiche del 2013 aveva votato il 75% degli aventi diritto; alle successive elezioni Europee (maggio 2014) la partecipazione era stata come sempre minore (57,2%), per risalire al 64,5% in occasione del Referendum sulla Riforma costituzionale di Renzi; ma alle successive elezioni politiche del 2018 la partecipazione era diminuita del 2,3% (72,7%), per crollare al 46,5% alle recenti Europee del 2019.
Il PD, che nel 2013 aveva ottenuto con i movimenti di Centrosinistra il 29,4% dei voti e 340 deputati (PD 292, e 25,4%), nel 2018 -cioè a soli quattro anni dai fasti delle europee 2014 e a due anni dai nefasti del Referendum- otteneva con i movimenti di Centrosinistra il 22,8% dei voti e 116 deputati (PD 18.8% del voti, e 107 deputati). Il Centrosinistra dopo il Referendum ha perso 224 deputati e 7 punti percentuali.
Il Movimento 5 Stelle nel 2013 aveva ottenuto il 25,5% dei voti e 108 deputati; nel 2018 il 32,6% e 225 deputati. L’incremento è stato del 7% del voti e di 117 deputati.
Il Centro destra ha avuto un andamento più complicato: il Popolo della libertà di Berlusconi aveva ottenuto nel 2013 il 21,6% dei voti, e 97 deputati; nel 2018 Forza Italia di Berlusconi ha ottenuto il 14% dei voti e 103 deputati. Lega di Salvini è passata dal 4,1% dei voti e 18 deputati del 2013 al 17,35% dei voti e 123 deputati del 2018. Fratelli d’Italia di Meloni dal 2% dei voti e 9 deputati del 2013 al 4,35% e 32 deputati del 2018.
Alle Europee del 2019 il PD è passato dal 40,5% dei voti e 31 parlamentari del 2014 al 22,74% e 19 parlamentari (-18% dei voti, -12 parlamentari). Il Movimento 5 Stelle è passato dal 21% dei voti e 13 parlamentari del 2014 al 17,3% dei voti e 7 parlamentari del 2019 (- 4%dei voti, -6 parlamentari). La Lega è passata dal 6% dei voti e 5 parlamentari del 2014 al 34,3% dei voti e 29 parlamentari del 2019 (+28% dei voti, + 24 parlamentari). Forza Italia aveva ottenuto il 17% dei voti e 13 parlamentari nel 2014, e l’8,8% dei voti e 7 parlamentari nel 2018 (-8% dei voti e -6 parlamentari. Fratelli d’Italia è passato dal 3,7 voti e nessun parlamentare del 2014 a 8,8 dei voti e 7 parlamentari (+5,1% dei voti e +7 parlamentari).
Nel periodo fra 2013 e il 2018 si sono avuti tre governi di Centrosinistra (Letta, Renzi, Gentiloni), un governo Gialloverde (dopo le elezioni del 2018 e l’inpasse che a esse seguì) e un governo Giallorosso, tuttora il carica. Il trend attuale mostra rispetto alle politiche 2018 una stabilità del PD, un decremento del Movimento 5 Stelle, un crollo di Forza Italia, un buon incremento di Fratelli d’Italia, una stabilità della Lega.
I risultati elettorali ora ricordati (con qualche piccolo arrotondamento) e la conseguente situazione di incertezza e di sbandamento rappresentano la situazione di “deserto” della politica italiana, caratterizzata dall’assenza sostanziale di ogni ragionamento politico.
Il partito di maggioranza relativa, Movimento 5Stelle, arroccato nella strenua negazione dell’esistenza di Destra e Sinistra, rinuncia di fatto a assumere una posizione di leader, alleandosi indifferentemente con Lega o Pd, considerati politicamente equivalenti e rinunciando a una propria caratterizzazione politica (sostituita con battaglie-bandiera -NoTav, Taglio dei parlamentari, Reddito di Cittadinanza-) senza offrire la possibilità di intravedere un disegno generale neppure nelle sue scelte di partnership internazionali ed economiche. Corrispondentemente il PD dà l’impressione di affannarsi per rendere comprensibile l’indirizzo del governo, sistematicamente contraddetto dal partner di maggioranza e anche dagli altri partner.
L’opposizione, invece non ha problemi: senza sentire la necessità di caratterizzare una visione politica generale, ha assunto il Sovranismo come parola d’ordine, e l’Ordine e la sicurezza come bandiere della propria comunicazione. Naturalmente, accanto a questa insistente campagna rivolta alle paure dei cittadini, ogni partito e ogni movimento cura contatti politici, economici, finanziari meno appariscenti ma non meno reali (si pensi alla “politica estera” della Lega e ai contatti con la Russia di Putin; si pensi alla sua “politica interna”, con le proposte di condoni variamente mascherati, di flattax mirata al “popolo delle partite IVA”, all’autonomia regionale).
Intanto la forza politica che ha guidato il Paese per un ventennio, Forza Italia nelle sue diverse denominazioni, sta lentamente scomparendo -con l’effetto di liberare voti e personale politico di cui non è semplice prevedere l’approdo-. La Lega di Matteo Salvini vola ormai verso il 35% delle intenzioni di voto, e Fratelli d’Italia ha superato il 10% senza che sia possibile, anche in questo campo, intravedere un progetto politico generale.
Il deserto, appunto.
Ma, se vogliamo seguire Lorca, un “deserto ondulato”. E fra le onde di questo deserto qualcosa si muove, e apre alla speranza: le Sardine. C’è una metà dei cittadini italiani che cerca una ragione per tornare alla politica. Auguri, ragazzi.
Luigi Totaro