Parlare di tassa di sbarco solo nell’ottica del ‘favorevoli o contrari’ rischia di essere fuorviante, col pericolo di non cogliere la profondità di una questione che potrebbe essere cruciale per lo sviluppo dell’Isola d’Elba.
Messa così, chi potrebbe mai essere a favore di un ulteriore (se pur nettamente inferiore alla tassa di soggiorno) balzello? Nessuno.
Ma qui non ci sono tifoserie contrapposte, qui c’è in ballo la crescita economica e sociale di un territorio, il suo sviluppo, e la politica e le istituzioni devono provare a formulare una proposta concreta e perfino, se necessario, a proporre la modifica della norma istitutrice del contributo di sbarco. Perché nel frattempo, qualora qualcuno non se ne fosse reso conto, è cambiato il mondo e il cds resta una delle poche risorse disponibili in un’epoca di continui tagli agli enti locali che, inevitabilmente, gravano in modo più importante sulle periferie.
Io sono convinto, e non da oggi, e il mio partito lo ha sempre sostenuto, che oltre alla promozione (sacrosanta) vada impostato un nuovo sistema di accoglienza moderna ed efficace a cui destinare parte di quelle risorse. Basterebbe copiare quel che accade in gran parte d’Italia e del mondo e, per esempio, assegnare maggiori risorse alle pro loco per svolgere questo importante compito.
In più, ritengo fondamentale che chi viene all’Elba e poi decide di ritornare possa avere l’impressione immediata che quei soldi che ha speso in aggiunta al biglietto del traghetto siano utili al miglioramento infrastrutturale del posto che ha scelto per le vacanze. E di conseguenza della propria esperienza complessiva di vacanza.
Opere che, naturalmente, andrebbero a beneficio soprattutto degli elbani.
Per questo un anno fa proponemmo come PD (e sono felice che i compagni di Italia Viva siano in sintonia) di approvare insieme all’aumento del contributo, un piano, almeno quinquennale, di opere pubbliche da finanziare col cds. Opere diffuse su tutto il territorio con l’ambizione, in dieci anni, di affrontare tutti i nodi infrastrutturali elbani che attendono risposte da molto tempo e che gli enti locali non saranno in grado da soli di affrontare.
A questo va aggiunto, visto che le risorse sono tante e aumenteranno, che un pezzo, anche piccolo, di quella “torta”, potrebbe essere destinato ogni anno come finanziamento a fondo perduto alle imprese che realizzano, nella propria azienda, opere che tendono a un minore impatto ambientale e, soprattutto, al prolungamento della stagione turistica.
Infine, non meno importante, di anno in anno andrebbe presentata un’informativa a bordo di ogni nave che racconti gli investimenti fatti con il contributo di sbarco.
In questa logica, io credo, nessuno potrebbe mai lamentarsi di aver speso cinque euro per raggiungere un’isola sempre più verde, più efficiente e, finalmente, fruibile qualche mese in più all’anno.
Simone De Rosas
Segretario PD Val di Cornia e Isola d’Elba