Ancora una volta ci viene data l’opportunità per tornare su temi in verità già trattati ma, data l'importanza del tema, "melius abundare quam deficere"!
Partiamo dal primo punto: la legge di iniziativa popolare. Già illustrata nel materiale informativo distribuito presso gli stand per la raccolta delle firme e consultabile nel sito del Comune Unico, la proposta è composta da 8 articoli; ci siamo tenuti un po’ larghi, negli altri casi del resto d’Italia le leggi di fusione in genere non superano i 7 articoli, mentre la legge del Casentino ne aveva 10 in quanto 2 articoli erano dedicati all’estinzione della comunità montana. Nel testo si spiega, in maniera volutamente e doverosamente sintetica e generale, l’iter istitutivo del comune unico, la successione nei rapporti giuridici e del personale, il periodo transitorio ed il commissario straordinario, la vigenza degli atti, i municipi ed i contributi statali e regionali. Insomma, lo stesso testo che potrete trovare nelle altre proposte di legge in giro per l’Italia. Perché tale necessità di sintesi e di semplicità?
Principalmente per le modalità e le motivazioni che sono all’origine di questo processo-rivoluzione; l’iniziativa popolare per sua stessa natura tende ad andare al nocciolo del problema: vogliamo o no riformare un sistema al collasso che da solo non si autoriformerà? Vogliamo o no sostituire i politici in quel ruolo che essi non intendono svolgere? Così nascono le leggi di iniziativa popolare che non possono essere composte da complessi e farraginosi articolati che imbriglierebbero chi poi dovrà governare il sistema riformato in meccanismi troppo rigidi per poter essere gestiti. Mentre nel resto d’Italia i numerosi processi di fusione in corso nascono dall’iniziativa matura e consapevole di amministrazioni che di comune accordo decidono di “coronare” un iter di collaborazione ed avvicinamento passato attraverso gestioni associate ed unioni, qui da noi, dopo 40 anni di fallimenti di politiche comprensoriali ( protocolli d’intesa, gestioni associate, comunità montana, unione dei comuni ) con miliardi delle vecchie lire persi per la strada, si persevera nella logica del campanilismo esasperato, della frammentazione per la frammentazione, incuranti delle leggi regionali e nazionali che già oggi ci obbligano alla gestione associata di servizi essenziali pena il commissariamento da parte della “matrigna regione”.
Non vi è dubbio che se l’iniziativa di fusione fosse maturata nell’ambito dei consigli comunali, al termine di trattative congiunte ed incontri pubblici tra amministratori e cittadini, probabilmente il processo sarebbe stato più articolato e definito; probabilmente il piatto sarebbe stato “già pronto per essere mangiato”. Nel nostro caso l’iniziativa ha indubbiamente il senso della “sfida” ma non certo del salto nel buio da qualcuno paventato; la sfida di un processo che nasce dal basso. Quando le iniziative partono dal basso non c’è nulla da temere, è quando sono imposte dall’alto che c’è da preoccuparsi; municipi e quartieri esistono da anni in tante città italiane. Da parte del “NO” si guarda con orrore e sgomento alla pianta organica di un comune di 32000 abitanti, ai contratti dei dirigenti, agli stipendi del personale, alla complessità organizzativa, quando basta prendere la nave e fare due passi in giro per trovare 3 o 4 realtà simili nell’arco di pochi chilometri, funzionanti da anni e che costano ai cittadini un quarto delle nostre. Saranno tutti geni a Piombino, a Cecina, a Rosignano? Insomma, l’Elba non inventerà nulla!
Ed eccoci al secondo punto. Nel nostro caso il commissario sarà istituito semplicemente per traghettare il nuovo comune dal momento dello scioglimento dei consigli per effetto del referendum alle nuove elezioni; le stesse regioni non disciplinano nel dettaglio le fusioni tra comuni nè devono farlo. Le nostre fonti normative sono l’art. 133 della costituzione, l’art. 74/76/77 dello Statuto regionale e la l.r. 51/2010 “norme sull’iniziativa popolare delle leggi”, che in soldoni dicono che 5000 cittadini toscani possono presentare alla Regione una proposta per la fusione dei comuni di riferimento.
Nel caso della nostra proposta di iniziativa popolare la Regione, dovendo disciplinare il periodo transitorio, ha fatto ricorso alla normativa sulle gestioni associate ed unioni ( l.r. 68/2011 ), processi nei quali il commissario regionale subentra a gestire estinzioni, liquidazioni di enti ed altro (vedi da noi all’Isola d’Elba la chiusura dell’Unione e la relativa liquidazione); ma il Comune dell’Isola d’Elba per le sue dimensioni non dovrà sottostare a nessuno degli obblighi previsti da Stato e Regione per i piccoli comuni, quindi il commissario non avrà il ruolo previsto nel caso del commissariamento da parte della regione (le direttive del presidente…) e questo lo ha chiarito lo Stato, che ha conseguentemente corretto anche l’impostazione della legge emiliana relativa alla fusione dei comuni della Valsamoggia.
Il commissario sarà di nomina governativa e si limiterà come già detto all’ordinaria amministrazione e ad una “fotografia” dello stato amministrativo degli 8 comuni (piante organiche, piani strutturali, bilanci…). Qualunque atto che andasse nella direzione di modificare nella sostanza e nel contenuto le normative e gli strumenti vigenti sarebbe da considerarsi nullo. Il comitato promotore ha assistito a tale questione di competenza tra Stato e Regione, ed è ovvio che fino a che lo Stato non vi ha messo la parola fine abbiamo dovuto, pur avendo espresso perplessità in sede di commissione regionale, accettare la versione della Regione. Non occorre essere dei costituzionalisti per sapere che la proposta parte dalla popolazione, ma l’unico ente legiferante è il Consiglio Regionale il quale, pur senza poter intaccare il contenuto essenziale della proposta, dovrà, sentiti i promotori, apportare la rettifica.
La proposta di legge sulla quale il 21 e 22 aprile ci pronunceremo è la stessa firmata dagli oltre 5700 elbani, con la differenza NON SOSTANZIALE che il commissario sarà nominato dal governo e avrà lo stesso ruolo dell’attuale commissario di Rio Marina; sarà questa precisazione di qualche conforto per i sostenitori del “NO” ?
Comitato Comune Unico dell'Elba