Mentre ero in macchina per far ritorno a casa ho riflettuto sulla forte partecipazione che si sprigionava dalle parole di queste insegnanti. Meritavano di certo un più ampio numero di ascoltatori e così ho deciso di fermare sulla carta le loro parole. Stavo per concludere questo compito, ho pensato ai ragazzi disabili ed alle loro famiglie. Cosa fare per chi è inchiodato ad una carrozzina, prigioniero già in tempi normali dell'aiuto altrui ed ora pure prigioniero in casa? Cosa dire dei ragazzi Down che hanno una visibile difficoltà nell'utilizzare i dispositivi informatici, ora unico strumento a disposizione della Scuola per mantenere il contatto con i suoi alunni? Come spiegargli che devono mantenere la distanza da un loro amico di un metro e ottanta quando loro vorrebbero abbracciarli? E come possono vivere questa situazione gli autistici? Cosa vuol dire per loro rompere l'abitudine, acquisita in anni di scuola, a vivere in essa a contatto di coetanei e insegnanti?
Una loro madre raccontava "A scuola aveva imparato a mangiare durante l'intervallo da solo, ora a casa siamo costretti ad imboccarlo regredendo a tanto tempo prima". Il gesto abituale dà sicurezza a tutti i normodotati, figuriamoci per gli autistici per i quali sono vitali i loro riti, i loro orari, le loro abitudini e vedere i visi delle persone di cui si fidano.
I giovani con problemi fisici e psichici hanno una forza d'animo che i normodotati non hanno, ma bisogna ammettere che per loro, a volte, la vita può sembrare un inferno e adesso? I loro sacrifici, quello dei genitori e degli insegnanti possono vedersi vanificare in pochi mesi. E' per loro urgentissimo che la Scuola vada nelle loro case e non il contrario come avveniva in tempi normali anche solo per dare un attimo di respiro ai genitori ricordando che per i disabili le ore di scuola sono ore passate in "famiglia".
Cosa è successo a questi ragazzi durante questi tragici giorni? Sui giornali la parola disabilità appare una volta ogni mille parole, figuriamoci alla televisione. C'è troppo silenzio attorno a loro, lo stesso riguardo le persone anziane morte nelle Case di Riposo in tutto il mondo.
Molte sono le domande a cui è difficile rispondere e ciò crea paura e pessimismo che tendono a prevalere. Chissà se nel mondo della politica ci sono persone che vedono nella "scuola digitale" uno strumento migliore per la formazione e l'apprendimento per cui l'insegnamento diventa una pura trasmissione del sapere dal docente all'allievo. E' un pericolo reale come la possibilità di mantenere le restrinzioni, da noi stessi volute per fermare la pandemia, anche dopo il momento critico, attentando quindi allo stesso sistema democratico.
Pensate ad un alunno di famiglia agiata nella sua cameretta, circondato dal meglio della tecnologia, a seguire le lezioni da un mega schermo e dall'altra il bimbo con un tablet (sempre che la scuola glielo procuri) in cucina con i fratelli schiamazzanti attorno a lui e la mamma che prepara il pranzo. Davanti ad una conoscenza "wikipediana" del sapere, come farà l'alunno a capire che, per apprendere un concetto, è necessaria una coscienza critica che solo la "fisicità" del docente gli può dare fra "un botta e risposta incalzanti"? Le aule dove insegnavi tre anni fa erano idonee a contenere 25 o 30 alunni? No. E come si farà adesso? I bagni della scuola erano idonei alle leggi sanitarie? No. E adesso? Di fronte ad una struttura pachidermica, strapiena ogni anno di leggi e leggine(ovviamente senza finanziamenti), chi è in grado di inventare in continuazione nuove soluzioni per impedire il crollo del sistema scuola? Il docente dalla cattedra o quello da facebook? Forse è il silenzio che circonda tutti noi, a cui non siamo abituati, ci costringe a pensare e pensare a volte fa male. Questo silenzio è veramente assordante.Comprendo perchè, ormai da parecchi anni, la gente ai funerali si mette ad applaudire la bara che si avvia al cimitero: è per rompere il silenzio che potrebbe ricordargli la caducità della vita e che ogni ora in più di vita è un regalo che la Natura ci offre e che noi, nella maggioranza dei casi, sprechiamo inutilmente. E' da questo silenzio che comincio a sentire le voci degli attori principali di questa storia: gli alunni.
"A me manca pure quando la mamma mi svegliava la mattina per andare a scuola" Con cadenza quasi musicale una voce si alternava all'altra.
"Che nostalgia che ho della mia compagna di banco quando le davo un pizzicotto e lei doveva stare zitta per non essere sbattuta fuori dal prof" "Prima i genitori li vedevo a pranzo e a cena, ora sono loro a farla da padroni e mica mi piace" "Io ero il bullo della classe, mi sentivo un Dio a vedere la prof diventare paonazza quando facevo casino in classe. Ora invece i compagni mi telefonano per chiedermi come sto, facciamo delle belle chiacchierate e mi passano pure i compiti per casa,tutto senza dover fare il bullo. A me sta meglio così" "A me manca Anna, la bidella, anche quando ci faceva le urlate per come lasciavamo sudicia la nostra aula" "A me invece manca tutto:gli amici,le partite di calcio alla TV e nel campetto dell'Audace, le feste di compleanno dal Castagnacciaio, i giri in bicicletta..." "Ed io che ho urlato di gioia quando ci hanno detto che le vacanze di Pasqua erano state anticipate!" "A ma addolora babbo, nei suoi occhi leggo la paura di non poter tornare a lavorare e poi le liti con mamma per una sciocchezza ed io e le mie sorelle che ce ne andiamo nella nostra cameretta per non sentire" "Ma perchè l'uomo è andato sulla Luna e non riesce a guarire questa influenza? Io l'anno scorso l'ho avuta e non è successo nulla" "Ora c'è quasi un miliardo di giovani senza scuola,nonno dice che diventeremo tutti asini come Pinocchio e Lucignolo" "Io ho paura, non voglio restare sola" "Perchè i negozi e le fabbriche pian piano aprono e la scuola no?" "La scuola per me non sarà più come prima,non so come sarà, ma sarà più brutta" "Prima mamma e babbo ci proibivano di portare lo smarphone a tavola, ora sono loro che lo fanno e mamma chatta come una mitragliatrice" "Un mio professore vicino alla pensione ci diceva sempre che noi non avremmo mai avuto il piacere di vivere la noia circondati dal silenzio che,secondo lui, stimolava la fantasia e ora ci siamo dentro pure noi e per me è una schifezza".
Chi si occuperà delle paure di questi bimbi? I genitori e gli insegnanti saranno all'altezza? Come rielaboreranno i nostri giovani questa esperienza? Troppe domande e poche risposte certe.
Riccardo Osano