La riapertura della scuola è condizionata dalle Linee guida che saranno emanate prossimamente. Regioni, province e comuni (e istituti scolastici) sono in attesa di conoscere i vincoli per organizzare spazi e tempi dell'attività scolastica. In apprensione anche famiglie e studenti, preoccupati soprattutto di un ritorno massiccio alla didattica a distanza e alle problematiche connesse.
Eppure la scuola, in questo periodo, appare come un corpo separato dal resto della società. [Anche se, fra parentesi, da alcuni è considerata funzionale a determinata visione della società (ancilla oeconomiae)].
Appare un corpo separato in quanto, sulla base delle regole anti-Covid, attorno alla scuola si sviluppano comportamenti in contrasto con tali regole.
Certo, nei rapporti interpersonali (livello prossimo) si cerca di stare attenti e, qualche volta, capita distrattamente o volutamente di disattendere il distanziamento fisico.
Ma il vero problema è a livello sociale, dove in alcuni momenti il distanziamento non esiste (o non può esistere). Si è già capito che mi riferisco ad eventi sportivi. Nel gioco del calcio, per esempio, non è possibile il distanziamento fra giocatori (a meno di utilizzare, come apparso su facebook, i carrelli del supermercato). Si aggiungano, in campo, gli assembramenti attorno all'arbitro o all'esultanza per il gol fatto. E, fuori dal campo, i festeggiamenti per la conquista di un titolo.
Prima di andare oltre, a scanso di equivoci, desidero precisare che la squadra di calcio che seguo è il Napoli (e lo faccio da "semitifoso", come scrissi qualche anno fa). Quindi, se mi riferisco alle immagini degli assembramenti napoletani per la conquista della Coppa Italia, non lo faccio per antipatia sportiva (e tanto meno, essendo di origini campane, per "vendicare" le accuse - che a suo tempo ho giudicato come fuori luogo e inopportune - nei confronti di province e regioni del nord Italia particolarmente colpite dal Covid-19). Del resto, sono scene che fra un po' potrebbero ripetersi altrove, forse a Roma per lo scudetto o a Torino per la Champions...
Ma il problema del rispetto del distanziamento non riguarda solo il calcio o altri sport (pensiamo a discoteche, alcuni luoghi di incontro, alcuni settori commerciali, iniziative politiche ed elettorali).
Senza dilungarmi, penso che, prima di tutto, in tanti occorra essere consapevoli di questo quadro, e, secondariamente, mobilitarsi per sostenere le ragioni della necessità di una scuola - da settembre - realizzata in presenza didattica e in sicurezza (secondo Linee guida veramente adeguate al contesto). Dandosi da fare per superare ogni ostacolo, se si crede davvero alla scuola (e all'università), attraverso importanti e rapidi investimenti. Ma se non c'è un coinvolgimento di popolo (genitori, alunni, docenti, dirigenti, sindacati) la scuola resterà negativamente separata.
Nunzio Marotti