Sulla questione del dissalatore di Mola, nel corso dei mesi passati, e tuttora, tantissimo è stato scritto a livello tecnico, politico e di metodo.
Anch'io ho avuto modo di scriverne altrove.
Qui vorrei sinteticamente richiamare alcuni aspetti di metodo applicabili non solo al problema dell'acqua ma a tutti i consumi in generale. Così, tanto per provocare, ove possibile, qualche esame di coscienza.
1 – limitarsi prevalentemente ad inseguire i consumi non potrà mai portare ad alcun risultato, men che mai definitivo. Questo principio vale per l'acqua, così come per l'energia, per i rifiuti, per l'ambiente e via dicendo. Per tutto.
2 – in qualsiasi modo ed in qualsiasi momento si applichi una soluzione, o presunta tale, senza avere ottimizzato il preesistente, anzi accettandolo passivamente quale contesto di partenza, i risultati non potranno che essere, nel tempo, negativi, riproponendo il problema iniziale.
E' facile, nel primo caso, il riferimento, ad esempio, all'uso non qualificato dell'acqua potabile in tutti i casi (e sono tantissimi) in cui il requisito di potabilità non sia necessario; agli sprechi industriali, agricoli e domestici (sempre di acqua potabile); alla insufficiente raccolta delle acque libere naturali; alla scarsa coscienza civica dei cittadini.
Nel secondo caso l'elenco potrebbe essere molto più lungo e tecnico, ma voglio limitarmi ad un solo aspetto gravemente critico : la mancata corretta manutenzione, od il rifacimento, della rete idrica. Tra l'altro, l'immissione di una maggiore quantità di acqua , come dovrebbe accadere nel caso del dissalatore, in una rete-colabrodo non farebbe altro che aumentare perdite e sprechi, diminuendo l'efficacia del servizio e peggiorando il rapporto costi/benefici.
Paolo Di Pirro