Prima Giani, candidato PD alla presidenza delle Regione Toscana poi Simone De Rosas, Segretario della Federazione PD, hanno preso, con distinte dichiarazioni, le distanze dall'iniziativa dell'ennesimo Comitato pro Comune Unico all'Elba. Simone muove inoltre, obiezioni di fondo al revival del Comune Unico, facendo intravedere un opzione più orientata al No ed ho trovato interessanti e significative le argomentazioni sostenute da Segretario per argomentare la "nuova" posizione del PD. A mio giudizio è una svolta a 180 gradi rispetto a quella posizione praticata fino ad oggi che aveva visto il PD, sia regionale che locale, sostenitore e promotore delle fusioni dei Comuni, da quelli elbani a quelli della Val di Cornia, come sbocco alle spinte antipolitiche ed antistituzionali e trovandosi purtroppo in compagnia del centrodestra in questa "rivoluzione dall'alto". La nuova posizione di Simone è da considerarsi innovativa, perché la colloca in una prospettiva che, rifiutando la politica della semplificazione istituzionale populista, che ha portato il PD a pesanti sconfitte (Piombino per tutte) e ad alienarsi il rapporto con i ceti popolari, privati per questo di rappresentanza politica e istituzionale, recupera e rivaluta la politica come dimensione collettiva e progettuale e la ancora in modo prioritario ai temi sociali ed urgenti dell'isola. Non è poco per un partito che voglia essere il perno di un nuovo centrosinistra che si contrapponga ad una destra a trazione leghista, più estrema ed aggressiva. Ho da esprimere una riserva su alcune considerazioni, un po' demagogiche, quali quelle di " lasciar decidere ai cittadini", escludendo i Partiti politici, che sono cosa ben diversa dai Comitati (quest'ultimi sempre più ammucchiate antipolitiche e antipartitiche), da loro legittimi pronunciamenti, che è poi il loro compito nella società e nelle istituzioni. I Partiti dovranno comunque esprimersi nel Consiglio Regionale per avviare la procedura di fusione e quindi sarà decisiva la posizione del PD, quindi sarà ineludibile una posizione, come può verificarsi su termovalorizzatori o aereoporto fiorentino. Non è indolore socialmente e culturalmente passare da sette (aimé, pensando, ai due Rio soppressi) ad un solo Comune; già una riflessione sull'esperienza fatta dai due Rio, Marina e nell'Elba, fusi in un'unica Rio potrebbe essere utile ed istruttiva. Pensare a scorciatoie, a soluzioni "iper-risolutive" per dare risposte ai problemi sociali, vecchi e nuovi, degli elbani e dell'isola, è una illusione ed un escamotage politico-istituzionale proprio per rimuovere i problemi, nella quale la politica non dovrebbe mai cadere e nella quale ormai da anni si dimena, senza riuscire a venirne a capo. Così cedendo alle spinte irrazionali, alle ormai consunte parole d'ordine "semplificazione", "sburocratizzazione" "comune unico" tipiche dell'ideologia iperliberista, per la quale a dettare le regole non devono essere istituzioni democratiche ben radicate culturalmente e socialmente, ma gli istinti e la famosa "mano invisibile" del mercato, delle logiche del mero interesse e profitto privato.
La politica fatta così è come le bugie, ha le gambe corte, nel senso che affidarsi, su questioni che riguardano le istituzioni democratiche territoriali (cioè l'organizzazione sociale, dove, al proprio interno tutti, dico tutti, si devono sentire inclusi), alle forme plebiscitarie come lo sono i referendum, al grido "facciamo decidere il popolo!!!!" e abdicando al ruolo della politica organizzata e progettuale, non ha mai portato a niente di positivo. Sono le forme della cosiddetta democrazia diretta, quella populista demagogica, che, saltando la mediazione necessaria per far bene le cose, nascondendosi dietro il mito del "popolo", dei"cittadini" , ha poi fatto le operazioni, che alla prova dei fatti si sono rivelate un danno proprio verso i cittadini più deboli, rimasti più indifesi e abbandonati e con istituzioni artefatte, svuotate di qualsiasi valore sociale e culturale e piegate solo agli interessi dei poteri forti, delle cerchie dei gruppi sociali privilegiati. In una società di "mercato" e di isolati, se non proprio esclusi, come sta divenendo la nostra, dove il cittadino e non solo lui, ma anche il suo mondo, la cultura, l'ambiente, il territorio, sono considerati come mera "merce", fonte cioè di solo sfruttamento economico e accaparramento privato; dove stanno aumentando gravemente coloro che hanno pochi mezzi di difesa e di sussistenza, dal lavoro, alla casa, alla cura ed all'assistenza, alla cultura e tra i quali il sentimento prevalente è quello di sentirsi soli e abbandonati, le istituzioni locali come i Comuni, proprio perché piccoli e più vicini, rappresentano l'ultimo baluardo di difesa e di riconoscimento e rappresentanza degli interessi di questi ceti. Ed anche il ruolo dei Partiti, restituendo ad essi il compito di socializzare le decisioni, di coinvolgimento e partecipazione, di proporre prospettive realistiche e basate su valori sociali e di giustizia è un tema collegato a questa ripresa di contatto della politica con i territori. È questa riflessione che manca alla politica perché possa recuperare credibilità e capacità di incidere. Mi auguro che dopo queste dichiarazioni si apra finalmente nel nostro territorio un fase nuova per la sinistra e le forze democratiche.
Pino Coluccia