L’intervento di Mattarella alla Conferenza Stato-Regioni ha confermato la disponibilità delle regioni ad una leale collaborazione e non competizione con lo Stato.
Tensioni e polemiche anche aspre non sono mancate anche recentemente ma ora sembra prevalga l’interesse comune.
Ma forse vi è un aspetto che anche le campagne elettorali in corso non sembrano cogliere e valutare con la necessaria attenzione. Mi riferisco al rapporto regioni-enti locali che storicamente ho giocato un ruolo importantissimo. Essendo stato negli anni ottanta relatore dell’indagine parlamentare sulle regioni speciali ricordo benissimo che specialmente in alcune di queste (Bolzano, Trento) il problema più controverso riguardava proprio il ruolo degli enti locali poco ‘autonomi’ nelle loro attività.
Con le Regioni ordinarie le cose andarono diversamente perché comuni e province ebbero un ruolo determinate nella programmazione e gestione delle nuove competenze che lo stato passò alle nuove regioni.
Ho avuto modo, a distanza di non pochi anni di rileggere una serie di documenti raccolti da Simone Neri Serneri sulla Toscana che confermano che il più interessante e importante contributo al decollo della regione fu assicurato dell’Unione regionale delle province toscane. Con documenti, libri, seminari. Sul piano urbanistico l’obiettivo della Regione Toscana è stato da sempre quello di dotare tutto il territorio di piani urbanistici comunali, dando indirizzi attraverso il PIT. Le leggi sul governo del territorio , che sono state prese a modello non solo dalle altre Regioni Italiane , ma anche da alcuni paesi esteri, hanno poi specificato e dettagliato meglio i contenuti di tali strumenti per garantire la salvaguardia del territorio.
Tale salvaguardia è stata poi garantita con la legislazione e le iniziative sulle aree protette e la predisposizione di Piani con validità di piano paesaggistico regionale l’ultimo dei quali è stato redatto grazie alla ferma volontà dell’allora assessore Anna Marson.
Oggi quando parliamo degli enti locali ci riferiamo ai comuni ma non certo alle province e alle proposte che ho ricordato.
Perchè di quelle province resta poco e spesso nulla. Il che ha favorito e alimentato le più strambe proposte anche sulle aggregazioni comunali.
Che in questa situazione la Toscana registri una sortita di Renzi in cui chiede che nei comuni sotto i 5000 abitanti il piano previsto dalla legge Marson sia abrogato è solo l’ultima idea non ‘viva’ ma morta di Renzi.
Ecco perché in vista anche del nostro appuntamento i primi di settembre sui problemi dell’ambiente sarà bene riprendere una riflessione a tutto campo politico e istituzionale che assicuri a regioni e al paese nuove politiche.
Renzo Moschini