Dice un vecchio proverbio: “non dire gatto se non l’hai nel sacco”.
E’ un proverbio che si adatta sempre bene a tutte quelle situazioni di incertezza, di supponenza e di arroganza (nel senso di arrogare) a tutte quelle persone che pensano di avere il diritto di sputare sentenze su fatti non ancora definiti e compiuti.
Mi riferisco nel caso specifico alla sentenza di assoluzione della ex dirigente dell’ex comune di Rio nell’Elba Marcella Merlini, all’epoca dei fatti responsabile dei servizi finanziari e tributari di quel Comune che è stata assolta in secondo grado di giudizio dalla C.d.C contabile per non aver procurato danno erariale all’Ente. Non sto a raccontare tutta la vicenda che ha coinvolto Marcella per quasi cinque, cinque anni di sofferenza fisica e psicologica, cinque anni in cui non ha mai perso la fiducia nella giustizia, nei quali ha combattuto per far riconoscere la correttezza del suo lavoro, la professionalità che l’ha contraddistinta in tutti questi anni, tanto da indurre il Sindaco Corsini a tenerla al suo fianco nell’Amministrazione da lui presieduta.
Tutto questo odio, rancore, invidia seminata da alcuni personaggi ben noti, politici e dipendenti della breve legislatura De Santi, dalla peggior amministrazione che il Comune di Rio Elba abbia mai avuto, che hanno instaurato questo clima di terrore e di sospetto che ancora oggi è palpabile, lasciano amarezza in colei che ha subito tutte queste ingiuste accuse.
Mi sto chiedendo ancora se tutti coloro che si sono resi colpevoli attraverso mezze verità e molte bugie di questo massacro diretto alla persona, non debbono pagare le conseguenze economiche e danni morali procurati, a cominciare dai consulenti “tuttologi” e quelli pagati profumatamente ( circa 9.000 €uro) per indagare sul niente, compresi amministratori e dipendenti.
La verità viene sempre a galla, e spero che Marcella possa incominciare a togliersi qualche “sassolino dalla scarpa”.
Bruno Chiassoni