Ho preso visione solo adesso - da due giorni avevo il computer in tilt - dei dati definitivi del voto regionale nella mia isola, l'Elba, dove ancora una volta la destra, in controtendensa con il vicino continente, si afferma come prima coalizione politica. Non a caso ho detto "ancora una volta", perchè non mi pare che ci sia da stupirsi, come alcuni fanno, di un risultato che qui ha radici storiche, consolidate da quell'essere definita "isola bianca nella rossa provincia di Livorno" fin dai tempi in cui ebbe avvio il lungo dominio democristiano. E non inganni il fatto che in alcuni periodi, soprattutto dall'inizio degli anni '70, si siano succedute, a periodi alterni, alcune amministrazioni gestite dalle forze di centrosinistra. Le ragioni sono di natura esclusivamente amministrativa che la limitatezza dello spazio non mi consente di affrontare, qui e oggi, con la chiarezza necessaria. Tanto più che in breve vorrei invece svolgere alcune riflessioni su quanto in realtà è accaduto domenica e lunedì scorsi.
Per dare un giudizio su chi puo dirsi soddisfato e chi no, è essenziale per prima cosa confrontare i dati attuali con quelli precedenti, e in tal caso con le elezioni europee del 2019, il dato, cioè, più recente. Ebbene, il primo dato significativo che emerge è il calo abbastanza significativo dei votanti, scesi da 14.644 a 11.376, meno 3.170. Ed è su questo primo dato che vanno poi considerate le variazioni che si riscontrano nei vari partiti, alcuni dei quali registrano un aumento in percentuale pur ottenendo minori consensi. E' il caso del Pd che registra un aumento del 2,6% pur perdendo 339 voti (2.503 rispetto ai 2.842 dell'anno scorso) e che può ben vantarsi di essere collocato nell'elenco di color che si dicono soddisfatti. Un elenco in cui sicuramente emerge il risultato di FdI che guadagna il 10,9% con un aumento di 1.028 voti (da 978 a 2006) e anche quello della Sinistra che nel suo piccolo e seppur divisa in due schieramenti diversi, passa dal 3,0% al 5,8% con un aumento di 221 voti (da 445 a 666).
Per quanto riguarda il roboante successo di FdI, c'è da dire che si è realizzato soprattutto a spese dei propri alleati, prosciugando pressochè il serbatoio di FI, ridotta ormai ad un misero 6,0% e con un perdita secca di 637 voti (da 1,326 a 687) e ridimensionando notevolmente la forza elettorale della Lega che non può per questo allinearsi con disinvoltura fra i vincitori, visto che perde ben 1.841 voti, passando 5.714 a 3.823, con un calo netto del 6,1%, e non è poco! In fondo questo sbandierato successo della destra all'Elba si limita ad un più 1,8% che la porta al 57,2% - qualcuno ha parlato del 70%, ma quando mai! - dal 55,4 che aveva. Ma il tonfo più grosso l'ha fatto certamente il M5S che dai fasti del 2018 (4.550 voti e il 27,5%,, primo partito dell'Isola), si è ridotto ad un magro 6, 7%, con ben 10,4% in meno rispetto al 2,019, quando con 2.050 voti era già sceso al 17,1%.
Pressochè impercettibile, inoltre, il risultato della renziana Italia Viva che unita a +Europa diminuisce in voti (- 69) restando sulla stessa soglia che + Europa da sola aveva raccolto nelle elezioni dell'anno scorso (2,6% con un aumento dell 0,1%).
Altre considerazioni potranno essere fatte più a freddo, valutando anche i risultati comune per comune e i flussi dei voti fra i diversi partiti e all'interno delle stesse coalizioni. Resta da dire che la destra all'Elba non ha fatto che riconfermare la sua già nota forza con una ridistribuzione dei voti fra gli stessi alleati di coalizione, ma non andando molto oltre - anzi, in minima parte - ai risultati precedenti, con FdI che questa volta fa da idrovora nei confronti di Fi e in misura consistente anche della Lega. oltre che pescare qualcosa nello stesso elettorato ex-grillino.
Mi consentano, infine, i miei amici (pochi) che per convinzione e in buona fede continuano a votare per la destra, di parafrasare per un momento la famosa citazione di Massimo D'Azeglio - "Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani" - affermando che purtroppo ancora prima degli elbani bisognerà fare l'Isola, perchè questa, ancora oggi, è quella che manca.
Danilo Alessi