Il 20 novembre di 31 anni fa veniva sottoscritta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite una “promessa” ai bambini e alle bambine del mondo tramite la Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo; questi diritti sono riassumibili nella formula delle 3P: prevenzione, protezione, promozione, ma tante sono le difficoltà da affrontare quotidianamente, sia a livello globale che locale, per tentare di assolvere a questo impegno.
Il lavoro culturale da fare è davvero enorme, occorre comprendere che garantire il diritto a tutti i bambini e non solo ad alcuni, significa riconoscere che tutti i nuovi cittadini e cittadine sono attori fondamentali nella costruzione di una società giusta, equa, inclusiva, che non lasci indietro nessuno.
Oggi ricorre la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ed in questa cornice non possiamo restare in silenzio di fronte ad episodi che vanno a minare il diritti dei nostri studenti a ricevere un’educazione coerente anche con quelle che sono le recenti richieste a livello di competenze di cittadinanza con l’introduzione dell’insegnamento trasversale dell' educazione civica.
Apprendiamo dai mezzi stampa che nei giorni scorsi un’ insegnante di Firenze è stata minacciata sui Social per aver proposto la realizzazione di un laboratorio contro gli stereotipi di genere, che peraltro aveva trovato pieno accoglimento dalla quasi totalità dei genitori della classe interessata. La vicenda è stata amplificata e strumentalizzata tramite i Social da altri, partendo da un articolo pubblicato da un quotidiano a tiratura nazionale con un titolo impropriamente sensazionalistico “Ai maschi ruoli femminili”, scatenando una serie di messaggi violenti "Due bastonate di notte a quell'insegnante e vedrete come smette subito", un vergognoso episodio di istigazione all’odio sul quale attualmente il MIUR sta raccogliendo le informazioni.
In seguito a quanto accaduto sentiamo la necessità come Associazione di raccontare cos’è realmente quello che viene chiamato, spesso con l’intento di screditarlo, un “progetto LGBT”, ascrivibile ad una fantomatica ed inesistente
“Teoria gender”.
Per prima cosa è importante sottolineare che i progetti e le iniziative proposti e svolti nelle scuole italiane rivolti a studenti e/o docenti spesso e volentieri sono interamente sostenuti da Fondi Europei, a conferma che fanno riferimento ad
obiettivi che rispondono ad esigenze ritenute collettive.
Senza entrare nel dettaglio e nella specificità dei singolo progetti, possiamo affermare che i temi affrontati durante gli incontri sono molteplici, ma mirano tutti ad educare all’uguaglianza, con il fine unico di prevenire discriminazioni, violenza di genere ed ogni forma di bullismo e cyberbullismo.
Entrando più nello specifico, affrontare il tema degli stereotipi di genere non significa decostruire l’identità di genere o l’identità affettiva bensì ragionare insieme agli studenti e agli insegnanti sui ruoli maschili e femminili e sull'incidenza delle nostre scelte, anche formative e professionali, dell’ ambiente culturale di riferimento.
Ragionare sugli stereotipi di genere significa individuarli nelle fiabe, nei giocattoli, nei mass media e nella realtà della vita quotidiana.
Se la teoria gender non esiste, esistono invece i gender studies, o studi di genere si occupano dei significati socio-culturali legati all’identità e ai ruoli di genere.
Questi studi, assieme agli studi sulla pedagogia di genere, ci mettono in guardia da altre attualissime pandemie, fenomeni numericamente significativi ed emergenti quali il bullismo omotransfobico, la misoginia, il sessismo, mali del nostro tempo che ahimè possono arrivare a sfociare in atti irreversibili, si pensi al femminicidio.
Riteniamo quindi importante chiarire che i progetti, oltre ad essere ovviamente calibrati sull'età degli studenti, non inducono nessun rischio di sessualizzazione precoce, né alcun processo di omosessualizzazione, processo che, ce lo dice la
scienza, in natura non esiste ed esiste esclusivamente nelle menti di coloro che soffrono di omofobia.
L’identità di genere e l’orientamento affettivo e sessuale, essendo inscritti nella natura delle persone, non sono così facilmente modificabili, tantomeno si corre il “rischio” di cambiarli con sporadici interventi scolastici.
Ci auguriamo che questo intervento possa contribuire a svelare qualche falso mito e fornire la dovuta chiarezza in merito a quelli che sono i progetti scolastici proposti a studenti ed insegnanti, con il rinnovato augurio che sempre più scuole decidano di intraprendere questi percorsi di conoscenza per poter rispondere alle esigenze di una comunità scolastica eterogenea nei bisogni formativi e nelle caratteristiche personali.
AGEDO TOSCANA LIVORNO, punto ascolto ELBA