Nei giorni scorsi ho letto il bando con cui l’Amministrazione comunale annuncia di voler mettere in vendita alcuni beni immobili. L’ex scuola della Saponiera a Schiopparello, due scantinati in Piazza Dante e ......incredibile a dirsi, TRE APPARTAMENTI nel centro storico, in Via Guerrazzi.
Mi rendo perfettamente conto che l’Amministrazione, anche se non naviga in cattive acque quanto a disponibilità finanziarie, non possa provvedere alla manutenzione e, soprattutto, al recupero di tutto il notevole patrimonio immobiliare di cui è proprietaria. Un patrimonio recentemente diventato ancor più consistente con il passaggio della proprietà di alcuni importanti immobili dal Demanio dello Stato a quello comunale.
Quindi è senz’altro opportuno, in taluni casi, stimolare ed accogliere la disponibilità di soggetti privati o pubblici ad investire in progetti di valorizzazione. Per l’ex arsenale delle Galeazze, ad esempio, c’è la proposta del Parco nazionale di realizzarvi un museo del mare. Per l’edificio ex Cromofilm, da qualche tempo, corre voce che dovrebbe essere l’Autorità portuale di Livorno a destinarlo a servizi complementari per il porto. Ma non credo che sia altrettanto opportuno che il Comune rinunci alla proprietà di tre abitazioni. E quello che più “mi brucia” è che a rimetterle in vendita, oggi, siano gli attuali Amministratori che in campagna elettorale avevano promesso di “implementare le risorse per affrontare il problema casa e l’emergenza abitativa...” così è scritto nella seconda pagina del progranma presentato ai cittadini. E subito dopo, nella terza pagina, si riconosce che sono tuttora “numerosissime le richieste di alloggi popolari“, e che spesso l’Amministrazione deve fare fronte a “situazioni di emergenza abitativa” . Si esprime, quindi, la volontà di attivare “tutte le risorse strutturali ed economiche...", compreso la stipula “di convenzioni con i privati”, per accrescere la disponibilità di alloggi e raggiungere così “l’obiettivo di garantire a tutti il diritto alla casa”.
Parole sante che avevo condiviso in pieno. Esprimevano una volontà nuova, chiara, netta. Era quanto mai lontano dai miei pensieri che “la squadra” vincente nell’ultima consultazione elettorale confermasse la scelta della precedente Amministrazione di mettere all’asta gli appartamenti di Via Guerrazzi. Una scelta assurda, incomprensibile che clamorosamente contrasta con le “sante parole” contenute nel programma elettorale. Da quando quel programma è stato scritto le cose non sono affatto cambiate.
Sono ancora molte le richieste di un alloggio e le situazioni di emergenza. E nel prossimo futuro lo saranno ancora di più a causa della devastante crisi economica provocata dall’epidemia e della inevitabile crescita della povertà.
Avrei voluto, allora, che fosse stata presa la decisione di non vendere quegli alloggi e, magari, di cercare di arricchire il patrimonio residenziale del Comune. Perché non sfruttare, ad esempio, la parte superiore del palazzo ex Poste, e - almeno in parte - il secondo piano del vecchio ospedale in Via Victor Hugo, che ha una superficie di 970 metri quadrati? Molti anni fa alcuni piccoli appartamenti furono ricavati all’interno dell'ex-reparto di ginecologia e ostetricia. Certo, in assenza di una politica nazionale e regionale e di adeguati finanziamenti, sarà impossibile ridurre sensibilmente il fabbisogno della prima casa, ma una Amministrazione locale non può vendere quello che fortunatamente ha, e non può non pensare anche a dotarsi di un patrimonio immobiliare che le consenta di provvedere a particolari emergenze abitative. Vedo molto difficile fare affidamento sul mercato privato.
Ma temo che mi dovrò rassegnare... ad una inattesa delusione!
Giovanni Fratini