Il ministro infatti ha tolto ai parchi gli 80 milioni che gli erano stati riservati per usarli diversamente (ho letto poi che si è trattato di un errore e che rimedieranno). E’ la conferma preoccupante e allarmante che la tanto conclamata transizione ecologica penalizza innanzitutto l’ambiente, perché i parchi, dell’ambiente, costituiscono l’ambito più pregiato gestito con leggi nazionali e regionali da stato, regioni, enti locali e associazioni. Gestione che prevede un piano che raccordi l’insieme delle questioni che riguardano il territorio tutelato.
Non si può parlare di ambiente se al centro dell’attenzione non si mettono la Natura e la Biodiversità.
L’attuale governo e ministero della transizione ecologica vuol ricondurre i vari aspetti ambientali ad unica sede ministeriale che dell’ambiente non conserva più neppure il nome e tanto meno gli riserva un minimo di attenzione. Tanto è vero che il ministro Giovannini, che all’ambiente aveva dedicato con Fabrizio Barca un interessante libro avente ad oggetto le aree interne ove si evidenziava l’esigenza di integrarle con le aree protette, è finito al ministero delle infrastrutture.
L’ambiente è stato assegnato a Cingolani che lo riconduce alla digitalizzazione, alle energie rinnovabili e a tutte le trasformazioni tecnologiche, ma ignorando completamente il ruolo dei parchi e dei loro piani e togliendo loro anche le risorse che l’Europa riserva all’ambiente, all’inquinamento e al riscaldamento che provoca i danni e i disastri gli ultimi dei quali sono sotto i nostri occhi in questi giorni.
Il governo non può continuare in questa non gestione ambientale ma deve finalmente intervenire dedicando una Conferenza nazionale sui parchi e le aree protette dove stato, regioni, enti locali, ambientalisti e cittadini tutti possano concordare misure e programmi comuni.
Si chiede troppo?
Renzo Moschini