Gironzolando per i social, pare evidente che le posizioni su questo nuovo decreto siano ben definite.
Da una parte, i fautori della vaccinazione che gongolano nel vedere gli "avversari" costretti di fatto a pesanti rinunce. Dall'altra, i no-vax che gridano alla dittatura.
Ma a differenza delle precedenti misure di contenimento dell'epidemia, questa volta molte scelte appaiono incomprensibili e, chi, come me, si troverebbe gravemente colpito economicamente, pur essendo profondamente convinto della assoluta necessità di una vaccinazione quanto più di massa possibile, ovviamente si incazza.
Cominciamo con l'obbligo per i Musei. Da titolare dell'Acquario dell'Elba, già pesantemente danneggiato da quasi due anni di chiusura e da una riapertura condizionata (giustamente) da regole precise che impongono una enorme riduzione delle presenze massime (e quindi degli incassi) nelle giornate una volta più fruttuose, quelle di brutto tempo, mi ritroverò presumibilmente con un calo di ingressi verticale - ricordo che il 50% degli italiani non è vaccinato, cifra che sale enormemente se si considera che non sono molti gli over 70 che frequentano l'Acquario e che ovviamente a nessuno verrebbe in mente di fare un tampone solo per una visita ai miei pesci - che quasi sicuramente porterà come minimo a una chiusura anticipata, essendo impossibile coprire le spese. Ora: noi siamo aperti no-stop 14 ore al giorno, proprio per dilazionare gli ingressi. La capienza è metà di quella ordinaria, obbligo di mascherina, sanificazione, distanziamento. Nel 95% delle giornate, non ci sono mai più di 7/8 nuclei famigliari in contemporanea, distribuiti su 500 mq, fra oltre 100 fra vasche, diorami e teche espositive. Posso ragionevolmente chiedere perché ci dovrebbero essere più rischi che non in un qualsiasi supermercato?
Passiamo all'altra mia attività. Gli alberghi sono sempre stati - per ovvi motivi di necessità, c'è gente che deve spostarsi per lavoro - esentati da qualunque fermo, anche durante i più duri lockdown.
Nel mio caso specifico, ho ampi spazi all'aperto per la ristorazione. Ma se capita un giorno di pioggia, o una sventolata di quelle belle? In buona sostanza, no green pass, no albergo. Nemmeno a camera e colazione, perché è chiaro che se venissero due/tre giorni di maltempo, nemmeno nei ristoranti esterni all'albergo si potrebbe mangiare. Però su un treno Milano-Reggio calabria posso stare 12 ore in uno scompartimento a stretto contatto con un qualunque "Gennaro 'o Covidoso"....
E ovviamente, visto che si aspettano le solite modifiche correttive, solo oggi sono arrivate una quindicina di disdette....
Ultima considerazione. Premesso l'obbligo per il personale della mascherina, se un mio dipendente dell'Acquario o del ristorante si rifiutasse categoricamente di vaccinarsi, che devo fare? Lo licenzio? E magari mi becco una causa sindacale che fra tre anni mi obbliga a pagare magari tutti gli stipendi arretrati?
Ultima considerazione, questa volta senza fini personali. Perché le discoteche chiuse e gli stadi aperti? Capienza ridotta, green pass e via. Anche perché avremmo dovuto far tesoro dell'esperienza della scorsa estate: i giovani si assembrano comunque. Meglio che possano farlo in sicurezza, almeno quelli che si sono protetti col vaccino, o meglio lasciarli alle spiaggiate o alle feste clandestine in villa?
Yuri Tiberto
PS: Grazie ai vaccini, in questo momento NON esiste nessuna emergenza sanitaria. Terapie intensive e reparti ordinari sono occupati al 2%. Anche se salgono i contagi, non si raggiungeranno comunque - con i nuovi parametri - nemmeno le condizioni per il ritorno alle zone gialle. E quelli che si ammaleranno saranno comunque quasi solo i renitenti al vaccino. Perché quindi la necessità di questa nuova mazzata all'economia?