Preso atto della bizzarra ordinanza del sindaco di Capoliveri, che fa divieto “ai pubblici esercizi di effettuare qualsiasi intrattenimento musicale e spettacoli dal vivo sia all’aperto che al chiuso”, si impongono alcune considerazioni di natura sia sulla logica che sui diritti.
Anzitutto è assurdo il fatto che possano effettuarsi solo spettacoli patrocinati dal Comune. A prescindere dalla evidente discriminzione dell'iniziativa del privato in favore di quella pubblica, in contrasto coi più elementari principi costituzionali, si dovrebbe ritenere che il “pericolo di contagio” sussista solo riguardo agli eventi privati?
Tali eventi sono stati programmati da tempo e vedono protagonisti albergatori ed esercenti, da un lato, e musicisti/artisti, già fiaccati da oltre un anno di sostanziale inattività.
Evidente il danno economico che ne deriverebbe, per gli uni e per gli altri.
Se l’Amministrazione non è in grado di effettuare gli opportuni controlli in tema di rispetto delle regole, non può penalizzare LAVORATORI attribuendo a sé stessa una sorta di monopolio delle attività culturali sull’Isola.
Dove era il Sindaco quando si verificarono gli irresponsabili festeggianti assembramenti in occasione del Campionato Europeo di Calcio?
Tale ordinanza costituisce un vera e propria prepotenza, contro la quale noi lavoratori dello spettacolo dovremo tutelarci in ogni opportuna sede.
Da ultimo, con grande rammarico, non può che constatarsi la vergognosa tendenza, comune un po' in tutta la penisola, di penalizzare sempre e comunque la cultura. La musica no. Il calcio si.
Stavolta faremo sentire forte la nostra voce contro arroganza, ignoranza ed approssimazione che sono alla base di ogni provvedimento che discrimini l’attività artistica in tutte le sue forme.
Si osserva da ultimo che tale ordinanza deroga disposizioni governative. Il che è possibile ma solo in presenza di gravi esigenze sanitarie locali che devono essere evidenziate.
Faremo pertanto richiesta di accesso agli atti per verificare i presupposti di un provvedimento che giudichiamo inaccettabilmente discriminatorio.
Un gruppo di musicisti elbani