Come spesso accade a ogni stagione turistica si leggono considerazioni sul turismo che si pratica all'Elba. Ultime in ordine di tempo sono quelle di Cecilia Pacini, con un'interessante proposta di turismo culturale come via maestra per il futuro elbano, e quella apparentemente più ironica di Sergio Rossi, che ha coniato la satirica ma anche sinistra espressione di “orfani di Ibiza”, per indicare una categoria di vacanzieri caciaroni.
Da persone intelligenti quali sono gli scriventi, vengono considerazioni altrettanto intelligenti e sensate. Che ci interrogano sulle questioni in sospeso da anni. È questo il miglior turismo possibile per l'Elba? Ci sono alternative migliori? E possiamo permetterci di imboccare strade alternative?
Vorrei provare a dare una risposta a queste domande, se non annoio i lettori, con una breve serie di articoli per capire come si è sviluppato il turismo all'Elba, e come siamo arrivati all'attuale situazione.
I primi articoli saranno una storia del turismo elbano, analizzando il breve (in pratica un settantennio) ma complesso periodo che ha forgiato drasticamente la società isolana. Ovviamente considererò i momenti salienti, per non appesantire la narrazione, che invece meriterebbe uno studio accurato. Spero che in futuro qualcuno più bravo di me lo intraprenda.
Alla luce delle vicende passate concluderò con la situazione attuale e il possibile sviluppo futuro, dato che la prima è anche figlia della storia turistica, e il secondo può essere disegnato conoscendo il quadro generale.
Lo premetto fin da ora: questo viaggio è anche un modo per indagare su noi elbani, quello che siamo diventati e come lo siamo diventati. E alcuni passaggi storici non parlano a nostro onore. Se siamo pronti ad accettare questo, che il viaggio cominci.
Andrea Galassi