Molti messaggi o articoli dei giornali e dei blog locali riguardanti l’acquedotto elbano, sostengono giustamente che l’intervento da fare per primo è una rilevante riduzione delle perdite d'acqua potabile facendo rilevare che la metà della costosa acqua prodotta dal costruendo dissalatore andrà anch’essa perduta. In questo ragionamento ci sono alcuni dettagli da rilevare.
Una rete d'acquedotto molto vecchia e soprattutto destinata ad alimentare un territorio quasi totalmente montuoso o collinare come quello dell’Isola, presenta problemi di perdita quasi impossibili da eliminare,. Prima di tutto la pressione di esercizio. Ci sono zone abitate e situate in territori bassi, cioè a pochi metri sul livello del mare, dove di giorno si deve mantenere una pressione elevatissima (oltre ai cento metri sul suolo), pressione necessaria perché esistono aree abitate alimentate dalla medesima rete che si trovano molto in alto e tale pressione è necessaria per farvi giungere l'acqua. Questo accade di giorno perché è nelle ore diurne che detta acqua serve. Ma di notte quando i consumi arrivano a zero la pressione aumenta ancora di più e le perdite vanno alle stelle ,infatti la maggiore parte di perdita è quella notturna.
Ora, per eliminare quella perdita non basta cambiare le condotte perché una gran parte di perdita è dovuta agli allacciamenti privati molti dei quali sono vecchissimi e costruiti con lunghi tubi di ferro arrugginito e pieno di rotture.
Per risolvere il problema bisognerebbe far tutto nuovo, allacciamenti compresi fin dentro le case e progettato in maniera diversa in quanto dovrebbe garantire una adeguata regolazione della pressione di esercizio, tutt’altro che facile da ottenere proprio per la complessa configurazione del territorio. Cambiare qualche tronco di condotta senza rifare gli allacciamenti privati, il cui costo sarebbe a carico degli utenti, serve poco perché il problema della pressione eccessiva rimane, anzi aumenta di più nella restante e vecchia rete posta a valle.
Si capisce che rifare ex novo tutto l’acquedotto organizzato su basi diverse con regolazione della pressione (che non è affatto facile) richiede investimenti economici notevoli e non reperibili e ora non giustificati. Quello che occorrerebbe fare subito, sarebbe, oltre a tutto il possibile per eliminare le grosse perdite con la manutenzione ordinaria, sarebbe il poter DISPORRE DI TANTA ACQUA AVENTE BASSI COSTI DI PRODUZIONE e dopo tollerare perdite un po' eccessive ma pienamente giustificate .
In questa affermazione bisogna tener presente che l’ottima acqua di pioggia, di costo quasi nullo e che cade annualmente nell’Isola, corrisponde a DIECI VOLTE QUELLA NECESSARIA PER L'ACQUEDOTTO .
Il problema consiste in volumi di invaso soprattutto invernali per poterne disporre d’estate. Ma sappiamo tutti che all’Elba si parla, si progetta, si costruisce di tutto, ma di grandi serbatoi è addirittura proibito parlare e soprattutto scriverne. Da tenere ben presente che neanche il nuovo dissalatore sarà munito di un suo serbatoio di accumulo necessario per livellare il divario fra produzione del dissalatore che è fissa ed il consumi degli utenti che è variabilissima.
Una volta stabilito che la soluzione pratica ed efficiente sarebbe quella di poter disporrei di tanta acqua potabile che costi poco, sapete costa si fa all’Elba?
Si fa esattamente il contrario dando il via alla produzione di acqua potabile al maggior costo possibile come è quella proveniente dal dissalatore e lo si fa senza tener conto di quanto sopra e cioè del fatto clamoroso che circa la metà di quel costosissimo prodotto del dissalatore andrà perduto! Nel frattempo si lascia scaricare a mare, inutilizzati, fiumi di ottima acqua piovana.
In definitiva quello che vorrei far rilevare è la ineluttabile circostanza che la riduzione delle perdite all ‘Elba nella situazione attuale è praticamente impossibile. La Soc. ASA ha provato a fare la regolazione della pressione ma il territorio difficilissimo non lo ha concesso che in minima parte.
Conclusione detta in veneto: "semo nel mondo roverso".
Marcello Meneghin