L’ingenua, virginale proposta fatta qualche tempo fa su questo giornale da un “semplice cittadino” di dare vita, con l’aiuto dei cacciatori e il beneplacito del PNAT, ad un laboratorio locale di trasformazione dei cinghiali in insaccati a km 0 forse così ingenua non è.
L’idea di sfruttare l’Elba come un enorme allevamento all’aperto, senza pagare dazio per i danni pesantissimi che i cinghiali causano alla preziosissima biodiversità dell’isola, agli agricoltori e ai produttori vinicoli, alle abitazioni private distruggendo terrazzamenti e giardini, e direttamente agli esseri umani che sventuratamente, a bordo delle proprie auto o, peggio, in sella a veicoli a 2 ruote, li incocciano nottetempo e talvolta anche in pieno giorno è stata probabilmente messa in pratica da tempo.
E’ ipotizzabile che già esista una sorta di filiera semiclandestina che opera in questo senso a partire dai bracconieri per arrivare sia al consumo privato sia a ristoranti compiacenti. Rendere legale e trasparente questa filiera potrebbe essere remunerativo per le casse dello Stato, ma non farebbe altro che aggravare gli enormi problemi che i cinghiali causano alla stragrande maggioranza degli elbani e al territorio dell’intera isola.
La definizione dell’isola come “area vocata” ha, nei fatti, istituzionalizzato un allevamento senza confini, a parte quelli definiti dal mare che la circonda, e ha ridotto il suo territorio a mangime da bestiame e i suoi abitanti ostaggi dei cinghiali.
Il 30 Settembre scorso la Comunità del Parco, composta dai Sindaci elbani, ha chiesto alla Regione, con l’esclusione del Sindaco di Porto Azzurro in parziale disaccordo, “di definire il territorio dell’Isola d’Elba come area non vocata al cinghiale, e di concordare con i Comuni dell’Isola d’Elba e con il Parco Nazionale le azioni di contenimento, con l’ipotesi di giungere alla completa eradicazione; di chiedere altresi alla Regione Toscana e agli altri Enti interessati di mettere a disposizione le risorse economiche tecniche e umane al fine di attuare gli interventi necessari.” Fra qualche giorno saranno passati tre mesi, sembra giunto il tempo di avere una risposta.