L’elettrificazione delle banchine è un obbligo, non un pretesto per realizzare un’opera con un impatto ambientale e paesaggistico devastante.
Va riconosciuta, nel comunicato dell’Autorità portuale pubblicato dalla stampa il 13 novembre 2021 con il titolo “Nuova convenzione tra L’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno settentrionale e il Comune di Portoferraio”, la notevole abilità nel riproporre in modo suadente e candido un argomento invece serio e preoccupante; celebrando cioè la novità dell’elettrificazione delle banchine e relegando a fine comunicato, quasi si trattasse di una faccenda ormai risaputa e digerita, il vecchio progetto di allungamento e ampliamento del molo Alto Fondale, a pochi metri dai bastioni delle Fortezze e dal gioiello, anche turistico, rappresentato dalla Darsena Medicea.
Peccato che “l’Adeguamento Tecnico Funzionale” che giustificherebbe tale progetto sia già stato bocciato nel lontano 2007, con motivazioni fondatissime già allora, dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici evidenziando “che il vigente P.R.P. di Portoferraio risale al lontano 1959“ e che la “vetustà del vigente P.R.P. unitamente al notevole aumento del traffico RO-RO di autoveicoli e merci, nonché passeggeri, imporrebbe una revisione generale del vigente Piano, per renderlo più adeguato alla nuova realtà”.
Nel 2019 poi, in occasione di un altro tentativo dell’Autorità Portuale di dare seguito al progetto, lo stesso Sindaco di Portoferraio, nel corso di un incontro avuto con varie Associazioni, ambientaliste e non, si rese disponibile ad un percorso di confronto trasparente e condiviso con tutti i soggetti interessati, a partire dalle comunità locali, purtroppo mai avviato.
Se pensiamo che dal voto del Consiglio superiore (2007) sono trascorsi altri 14 anni appare evidente che l’aggiornamento della pianificazione è divenuta assolutamente indispensabile per tener conto dell’attuale vocazione dell’Isola, dell’effettivo impatto che determinate scelte possono produrre (che finora hanno prodotto) sul territorio e sull’ambiente.
Un flash mob attuato da Goletta Verde e da Legambiente Arcipelago toscano sottolineò allora l’impatto sinistro che l’attuazione dei desiderata dell’Autorità Portuale avrebbe avuto sulla delicata e potente trama paesaggistica di Portoferraio.
La “Nuova convenzione” è stata dunque estratta dal cappello a cilindro fornito dall’emergenza Covid, così come l’acquisizione del parere favorevole della Soprintendenza ai Beni Culturali in condizioni di “silenzio assenso”.
Risulta inoltre non reperibile nelle sezioni di Trasparenza dei 2 Enti il “Parere di non contrasto con gli strumenti urbanistici per l’ATF” emesso dal Comune di Portoferraio e citato al punto 3 della relazione tecnica sugli ATF in Portoferraio del progetto 2020 dell’Autorità Portuale.
Per ricapitolare, in breve, la storia di questo disgraziato progetto torniamo al 2007 quando la proposta dell’Autorità Portuale di ampliare l’alto fondale dagli attuali 115 metri a 160 fu giustificata dallo scopo di fornire un ormeggio alle navi da crociera medio grandi (fino a 170 mt.) Bocciata la richiesta per ragioni strutturali dal Consiglio Superiore del Lavori Pubblici, l’Autorità Portuale tornò alla carica nel 2016, destinando ufficialmente (solo sulla carta visto che, una volta ampliato, l’alto fondale ospiterebbe naturalmente anche le navi crociera) l’ormeggio all’Alto Fondale stavolta ai grandi traghetti, evitando così il cambio di destinazione d’uso dell’ormeggio che aveva prodotto, nel 2007, la bocciatura del progetto. L’Amministrazione comunale non tentò nemmeno di approfondire la questione con la consulenza di tecnici indipendenti e di discuterla successivamente con la cittadinanza; anzi, forse accecata dalla possibilità che quell’ampliamento forniva di spostare il parcheggio di piazza della Repubblica nel nuovo piazzale, sventuratamente aderì alla proposta dell’Autorità Portuale accettando, nell’illusione di risolvere il problema del traffico nel Centro Storico, una toppa di gran lunga peggiore del buco.
Lo scenario, se l’ampliamento e allungamento a mare dell’Alto Fondale sarà realizzato, è estremamente preoccupante. Si prospetta da un lato un futuro fatto di grandi traghetti fuori scala rispetto al contesto nel quale operano, capaci di trasportare un numero di auto tale da rendere, al momento dello sbarco e dell’imbarco, una ragnatela di code e ingorghi la viabilità in uscita e in entrata nella città. Nella seconda, probabile ipotesi che traghetti di tali dimensioni risultino antieconomici e sovradimensionati per l’impiego nel canale, l’Alto Fondale diverrebbe l’ormeggio di navi/condominio di lunghezza fino a 170 metri e di altezza tale da oscurare l’imponenza e l’armonia delle fortezze e dell’intera Darsena. Se questo è il prezzo da pagare per liberare piazza della Repubblica dalle auto è chiaro che devono essere cercate altre soluzioni che non prevedano un secondo, ancora maggiore e in questo caso irreparabile, vulnus a Portoferraio di quanto non sia stato lo sgorbio della Gattaia.
Come abbiamo avuto modo di rappresentare più volte al Sindaco di Portoferraio il Porto è elemento centrale della comunità isolana e prima di dare il via ad un Progetto così irresponsabile è necessario riaprire il confronto.
Pertanto è necessario che l’operazione messa in atto dall’Autorità portuale con lo strumento dell’ATF venga rivista in quanto Lo strumento idoneo a interventi di tale portata non può essere che una variante di P.R.P. e non una serie di adeguamenti tecnico-funzionali che inevitabilmente portano a considerare aspetti limitati della funzionalità e dell’urbanistica portuale, tenuto anche conto dell’esistente tessuto urbano particolarmente delicato e complesso.”
In buona sostanza richiamiamo l’attenzione dell’Amministrazione sulla necessità che l’Autorità Portuale rimetta mano al P.R.P. aggiornandolo e adeguandolo alle nuove esigenze e realtà del territorio.
Invitiamo pertanto l’Amministrazione Locale a non dar seguito alla Convenzione con l’Autorità Portuale per quanto riguarda l’Alto Fondale e il pontile n.1 .
Riteniamo questa come la soluzione più opportuna per intraprendere subito un percorso di analisi supportato da professionisti terzi ed estranei agli interessi settoriali che legittimamente si manifestano ,ma non per questo sono da accettare supinamente, e per individuare soluzioni alternative, da mettere a confronto, attraverso un percorso di partecipazione e consultazione con le comunità locali, oltre che con gli altri soggetti a vario titolo interessati.
LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano APS
ITALIA NOSTRA Arcipelago Toscano