Non ho potuto partecipare al Convegno promosso dal Comitato per la difesa di Lido e Mola sullo scottante tema del dissalatore. Mi è molto dispiaciuto, ma sono riuscito ad avere, grazie ai quotidiani locali, un ampio resoconto del dibattito e delle conclusioni a cui si è arrivati. In sostanza è stata ribadita l’inopportunità e la pericolosità, sotto il profilo ambientale, del progetto elaborato da ASA e dall’Autorità idrica Toscana. Per il Comitato la strada da imboccare dovrebbe essere quella di sfruttare appieno le risorse idriche di cui l’isola dispone.
Il Prof. Carlo Alberto Ricci dell’Università di Siena, ritiene che l’Elba possa avere “una sua autonomia idrica”. Ma è necessario che siano “attivati strumenti sufficienti per misurare esattamente le potenziali risorse idriche” da utilizzare “durante la stagione estiva”. E dunque, secondo il Prof. Ricci, in assenza di “dati esatti è difficile discutere di ipotesi e poi fare delle scelte”. Viene spontaneo chiedersi,allora, come si sia potuto partorire il progetto del dissalatore, senza prima aver “misurato” le potenzialità idriche locali.
Il Prof. Francesco Aliberti, dell’Università Federico II di Napoli ha lamentato la carenza di una specifica normativa, europea e nazionale, che preveda utili ed efficaci misure di controllo sulla progettazione e sulla gestione dei dissalatori. Ad oggi, per tali impianti, non è prevista l’attivazione di una procedura di Valutazione di impatto ambientale.
Il Convegno si è concluso con la rischiesta del Presidente di Italia nostra Arcipelago toscano Leonardo Preziosi ad ASA e alla Autorità idrica di avviare un tavolo di discussione. La risposta della Autorità non si è fatta attendere. Rifiuto del confronto, assoluta certezza della validità della scelta compiuta. Una risposta che, con un tono discretamente supponente, “snocciola” argomentazioni abbastanza deboli. Vaghe e talora inesatte affermazioni che non convincono. Non attenuano le preoccupazioni del Comitato.
Si afferma che “il dissalatore di Mola è un’opera strategica della Regione Toscana” e che il progetto è stato valutato da “una decina di Istituzioni pubbliche”. E allora? Negli anni ’90 la Regione considerò strategica anche la costruzione di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti in località Buraccio del Comune di Porto Azzurro. Il così detto “Gassificatore”. Impianto che poi si è rivelato inutilizzabile e dannoso per l’ambiente. Più di recente, sempre la Regione, ha approvato la progettazione di una nuova linea di distribuzione dell’energia elettrica, fuori terra. Prevedeva la installazione, nel golfo di Portoferraio, di un mostruoso “filar” di enormi tralicci. Progetto poi ritirato dalla Società proponente Terna, grazie alla decisa opposizione, anche in quel caso, di un apposito Comitato. Dunque non tutto quello che decide la Regione è sempre perfetto, inattacabile, condivisibile.
Si ricorda, inoltre, che il progetto è passato al vaglio di “decine di Istituzioni pubbliche”. E con questo? Anche l’impianto del Buraccio e ”i tralicci” erano corredati da non pochi pareri favorevoli espressi da Ministeri, Enti ed Uffici territoriali competenti.
Si precisa, infine, sempre nella risposta, che il progetto è stato elaborato sulla base di “informazioni certe e provate da accademici di chiara fama e seri professionisti”. Quali? A noi risulta che in uno studio commissionato dalla stessa Autorità idrica al Dipartimento di Scienze fisiche della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena non si fa alcun accenno ad un possibile impianto di dissalazione, ma si propone, in alternativa, di sfruttare al meglio quello che possiamo avere. Ad esempio, immagazzinare, nei periodi piovosi, le acque superficiali in più invasi.
Durante il Convegno di sabato scorso si sono espressi docenti universitari di altrettanta “chiara fama” e allora perché non accettare un tavolo di confronto? Perché non procedere, prima di tutto,alla quantificazione della nostra risorsa idrica? Solo se dovesse essere accertata la sua insufficienza, nonostante il concreto lavoro che Asa sta portando avanti per sanare le falle della rete di distribuzione, allora puntiamo pure sul dissalatore per essere autonomi dal continente, ma sottoponiamolo ad una rigorosa valutazione di impatto ambientale. Dallo scorso mese di novembre è giacente in Parlamento una proposta di legge (legge Salvamare) che all’art.13 la rende obbligatoria. Sarebbe, a questo punto, quanto mai logico e responsabile farla prima di iniziare la realizzazione dell’opera.
Giovanni Fratini