Appaiono spesso su Elbareport ed anche su altri blog elbani messaggi di anonimi che presentano lamentele sulla contrarietà diffusa per la costruzione di quel dissalatore che veramente è stato approvato senza aver studiato alternative di sorta.
La lamentela che viene presentata più frequentemente perfino da parte di Enti pubblici, di autorità e finanche da studiosi e professori universitari è la mancata riduzione se non addirittura la totale eliminazione delle rilevanti perdite che caratterizzano da sempre gli acquedotti elbani. Ad esempio quando si asserisce che gli 80 litri al secondo che produrrà il dissalatore di Mola si ridurranno sicuramente alla metà per le perdite , allora il fenomeno viene presentato come inesistente perchè, si afferma, prima della messa in esercizio del dissalatore le perdite saranno ridotte al minimo da lavori non meglio precisati.
Io con questo messaggio mi limiterei a discutere solo di questo fatto, lasciando a parte tutto il resto.
Quello che non si riesce a far intendere pur avendolo pubblicato mille volte è il fatto che una limitazione consistente di tali perdite è praticamente impossibile da realizzarsi all'Elba o per meglio dire: per ottenere risultati sempre molto modesti occorrerebbe una mole di lavori e soprattutto delle difficoltà di esercizio di importo così colossale da apparire assolutamente ingiustificato ed ingiustificabile.
Per rendersene conto basterebbe esaminare le perdite dei mille acquedotti italiani che si trovano in condizioni analoghe a quelle elbane. Sto parlando di rifornimento idropotabile con acquedotti di zone abitate site in territori montani come sono quelli elbani e che sono muniti come l'Elba. di acquedotti costruiti oltre mezzo secolo fà e con criteri tutt'altro che razionali. In altri termini tutti gli acquedotti italiani come sono quelli che alimentano aree abitate con territori altimetricamente molto variegati accusano perdite fortissime, tutti. Anche in questi acquedotti nessuno pensa di spendere cifre folli per non raggiungere che risultati modestissimi: Essi preferiscono di gran lunga adottare un altro metodo che è quello di procurarsi elevati quantitativi di acqua potabile ed avente la caratteristica fondamentale di costare poco. In quegli acquedotti ci si limita alla riparazione delle grandi perdite cioè di quelle che sono facilmente rintracciabili sia perché l'acqua scorre sulle strade e sia per l'uso di particolari strumenti di ricerca.
Nonostante questo le perdite arrivano a percentuali elevatissime, perdite che i gestori riescono a tollerare prima di tutto come detto trovando fonti di acqua ricche ed a costo contenuto ed in secondo luogo non facendo caso alle perdite le quali, come detto, sono impossibili da ridurre.
Ora se si osserva l'Isola d'Elba ci si accorge che si fa esattamente il contrario. Prima di tutto si continua ad asserire che la risoluzione del problema và trovato eliminando le perdite cioè facendo un intervento impossibile da realizzare positivamente ed in secondo luogo ricercando delle modalità di produzione dell'acqua potabile ai costi massimi. Infatti l'acqua dissalata avrà costi elevatissimi.
Ed ora passerei a dimostrare il perchè delle elevate perdite. La causa principale consiste nell'andamento del terreno con dislivelli elevatissimi e che costringe nelle reti colabrodo pressioni di esercizio elevate soprattutto la notte. Segnalarei un'altra caratteristica interessante, in negativo delle perdite elbane: una gran parte di esse sono dovute agli allacciamenti privati di antica costruzione con tubazioni di piccolissimo diametro quindi con perdite invisibili ma di numero elevatissimo. Per puro esempio si cita come quegli elbani che sono i primi a protestare per le perdite dell'acquedotto e dovrebbero essere i primi a rifare, a proprie spese perchè in proprietà privata, i loro vecchi allacciamenti. all'acquedotto stradale onde eliminare una bella parte delle perdite che loro stessi lamentano.
Vorrei ora indicare come i principali acquedotti hanno provveduto a diminuire sensibilmente le perdite dei loro pur vecchi acquedotti. Hanno applicato una tecnica chiamata distrettualizzazione e consistente nella suddivisione delle reti aquedottistiche in tante piccole parti (i distretti) ognuna delle quali è tenuta attentamente sotto controllo. Ora mi dite come si farebbe a dividere un territorio montuoso come quello elbano in distretti altimetricamente omogenei?- E' assolutamente impossibile.
Ma racconterò u fatto sensazionale. La città di Trieste ha un territorio montuoso molto simile a quello elbano privo di zone pianeggianti ed aveva ed ha tuttora delle perdite molto elevate. L'acquedotto triestino è conosciuto come un'opera esemplare per la costituzione e per la gestione. Ebbene pochi anni fa hanno eseguito la distrettualizzazione delle reti costruendo opere costosissime e perfezionate. Alla fine dei lavori hanno pubblicato con grande soddisfazione i risultati ottenuti: essi erano riusciti ad abbassare la percentuale di perdita dal 46% al 43%.
Quindi un risultato molto modesto.
Ma alla fine cosa fare all'Elba? la soluzione è una sola trovare tanta acqua a costi limitati e quindi limitarsi a riparare accuratamente le grosse perdite e finendo per tollerare una perdita finale più sostenuta del normale ma da ritenersi impossibile da eliminare.
Peccato che all'Isola si faccia esattamente il contrario come dire che il problema non sarà mai risolto.
Marcello Meneghin
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