“In nome di Dio vi chiedo fermate questo massacro”. La condanna di Papa Francesco all’invasione dell’Ucraina è esplicita e definitiva – davanti alla barbarie dell’uccisione di donne e bambini, di innocenti e di civili inermi c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata –. Una guerra d’invasione che rischia di coinvolgere gli equilibri mondiali e che pare particolarmente accanirsi verso i civili. Il bombardamento consapevole del teatro di Mariupol, in Ucraina, dove c’erano 1.200 civili e c’era anche un’indicazione precisa sul terreno in russo che segnalava la presenza di bambini. Questi gesti fanno parte di una logica terribile che qualcuno definisce addirittura terroristica nei confronti di una popolazione civile che non ha alcuna giustificazione. Il Papa lo ha detto più volte, le vittime sono proprio le persone, la povera gente. Il dilemma è che fare per fermare la guerra. Intanto stiamo assistendo ad una sensibilizzazione molto forte della gente, della popolazione del mondo, della nostra stessa Europa, persino russa. Avere un’informazione corretta in questo momento è la chiave per noi che assistiamo a distanza questo conflitto, ma soprattutto per la popolazione del luogo, per la Russia soprattutto, perché pare che l’informazione non sia così adeguata. Il Papa lo ha detto chiaramente, questa non è un’operazione militare è una guerra. Allora nominare guerra è già un atto fondamentale d’informazione. Questo è particolarmente significativo perché anche in Russia c’è qualche forma di dissenso. Pensiamo alla giornalista Marina Ovsyannikova, una donna coraggiosa, che ha esposto un cartello contro la guerra durante il principale telegiornale a Mosca, è stata multata, ma ora rischia un processo penale con una condanna a otto anni, una cosa surreale. Pensiamo alle terribili parole pronunciate da Vladimir Putin in cui contrappone patrioti e traditori – che dobbiamo sputare come un moscerino per rendere più puro il nostro paese –. Purtroppo questa è una logica quasi apocalittica, di un confronto tra bene e male come se questa guerra fosse un conflitto morale. Questa è la visione più terribile che la guerra può assumere contro la quale ci dobbiamo scagliare apertamente contro. Le parole del Patriarca di Mosca Kirill, amico di Putin, che possiamo definire discutibili, che ha quasi proiettato su uno scenario apocalittico tutto quello che sta avvenendo, una scelta che possiamo definire assolutamente negativa perché mette a confronto non un dramma che sta avvenendo tra due popolazioni ma tra il bene e il male, come se ci fossero le forze del bene e quelle del male. Questo è da evitare, la dimensione religiosa nei conflitti è terrificante. Il Papa è stato molto chiaro, la politica deve stare fuori dal discorso religioso, i pastori devono fare i pastori.
Enzo Sossi