“La crisi dovuta ai due anni di pandemia, il dramma nel dramma rappresentato dalla siccità, l’aumento dei costi di produzione ormai raddoppiati: l’agricoltura ha di fronte una serie di criticità, ma c’è un problema, quello degli ungulati, che da anni crea danni enormi alle nostre aziende e che potrebbe essere risolto semplicemente attuando una modifica alla legge 157/92 che regolamenta la caccia, di cui si discute ormai da troppo tempo. Bisogna agire”. A dirlo è il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri.
“I danni alle attività agricole e all'ambiente – sottolinea Neri - hanno raggiunto livelli insostenibili”. C’è la necessità imminente di ristabilire un equilibrio nel rapporto tra l’agricoltura e la fauna, considerando la crescita della popolazione di quest’ultima.
“Danni che non sono nemmeno più quantificabili in maniera oggettiva perché in certe zone c’è stato un completo abbandono delle terre più colpite, e lì i numeri si sono abbassati. Invece c’è un gran bisogno di coltivare e la politica ha la responsabilità di mettere gli agricoltori nelle condizioni di tornare a seminare nei campi abbandonati a causa degli ungulati”.
“Motivo per cui la legge 157/92 deve essere modificata al più presto perché lontana dalla realtà e decisamente non attuale – prosegue il presidente di Confagricoltura Toscana -. Una normativa efficace dovrebbe considerare l’evoluzione della fauna così come quella dell’ambiente e delle aziende agricole. Se per risolvere alcuni problemi, come l’aumento vertiginoso dei costi di produzione dovuti alla situazione geopolitica, è necessario coinvolgere le sovrastrutture europee, in questo caso specifico dipende esclusivamente dalla volontà della politica italiana, che non si può più nascondere dietro a un dito: rispetto ad altre criticità questa può e dovrebbe essere risolta alla svelta”.
“Con l’attuale normativa – conclude Neri - le Regioni non hanno discrezionalità assoluta né potere di svincolarsi dai laccioli che impone la legge nazionale, e invece sarebbe necessario farlo per venire incontro alle esigenze particolari di ogni territorio. Un mutamento di fondo che consentirà alle Regioni di creare norme più specifiche, che non può più essere rimandato e al quale sarebbe favorevole anche il mondo venatorio”.