Tra i comici alcuni fanno ridere e riflettere, come Massimo Troisi e George Carlin, altri fanno semplicemente orrore, come Volodymyr Zelensky.
L’industria delle armi è, come si sa, la prima industria del mondo, seguita a ruota dall’industria alimentare e dall’industria farmaceutica. E per poter produrre armi bisogna usarle, anche per capire come funzionano e come migliorarle. E bisogna strutturare uno storytelling che, fin da bambini, formi la personalità del guerrafondaio: tutti i bambini giocano alla guerra, magari tra cow-boy e indiani, oppure vogliono fare da grandi gli astronauti, senza accorgersi che andare nello spazio fa parte della guerra spaziale.
Massimo Troisi si era accorto di questo circuito perverso: nel collegamento con Pippo Baudo da una finta Little Italy con due cinesi spacciati per napoletani diceva “Il cinema americano sta un po’ in crisi, perché loro hanno finito tutte le guerre da raccontare. E non possono raccontare più guerre, perché io qua ho scoperto che il governo americano aiuta il cinema, ma non come in Italia che danno i soldi e sovvenzioni. No! Perché tu dai i soldi a uno e poi lui non tiene le idee, che se ne fa? Invece qui danno le idee! Capito o no? Furbi! Dice, voi dovete fare i film, noi vi diamo le idee, cioè facciamo le guerre. E infatti hanno fatto i film sugli indiani, la guerra di secessione, Via col vento, la Corea, i giapponesi, lo sbarco in Normandia, il Vietnam. E ormai non tengono più guerre! Hai capito o no? Loro, gli Americani, io pensavo che erano cattivi! Quando stavo in Italia, dice, ma questi fanno le guerre! No! Loro fanno le guerre per farci i film, mica perché se ne importano della guerra! Perché dalla guerra ci possono fare il film e spingono il cinema. Hai capito o no? Mo’ sono finite, mo’ non tengono più guerre! Infatti, niente meno, fanno i film sulle guerre che ancora hanno da fare! Guerre stellari, Star trake! Qua non ci stanno ‘ste guerre. Però loro fanno finta che già ci stanno per fare i film. Pippo, e poi hai capito qual è il fatto? Loro ci hanno qua Reagan, tengono a Reagan che è un ex-attore. E allora spinge il cinema, l’aiuta. Hai capito o no? E allora lui cerca di dare delle idee per fare i film, cerca di cerca di fare le guerre con tutti quanti. Pare cattivo, invece lo fa per il cinema. Di fatti va in giro a dire “Ma perché non fate una guerra contro l’America?”. È andato in Iran: “Ma fate una guerra contro di noi!”. Dice: “Ma noi non abbiamo le armi!”. “Non fa niente, ve le vendiamo noi!”, ha detto Reagan, “ve le vendiamo noi, perché, se no, il cinema qua ci crolla!”.”.
Caliamo il pezzo comico di Massimo Troisi nella realtà attuale.
Punto primo. Gli americani si sono inventati la “pax americana” sul modello imperialistico della “pax romana”. Gli Stati Uniti furono fondati nel 1776 e in 246 anni sono stati in pace solo per circa 25 anni, cioè per il 10% della loro esistenza. Ed anche quando apparentemente non ci fu guerra, come nella presidenza di Donald Trump, questi bombardò per due volte i civili inermi in Siria e rischiò di scatenare un conflitto zonale, che poteva diventare una guerra nucleare, assassinando un generale iraniano. Il comico George Carlin ironizzava: "Siamo un popolo di guerra. Noi amiamo la guerra perché siamo molto bravi a farla. In realtà, è l'unica cosa che possiamo fare in questo cazzo di paese: la guerra. Abbiamo avuto un sacco di tempo per fare pratica e anche perché è sicuro che non siamo in grado di costruire una lavatrice o una macchina che vale un coniglio da compagnia; per contro, se avete un sacco di abbronzati nel vostro paese, dite loro di stare attenti perché noi verremo a sbattere una bomba sul loro viso... ".
Punto secondo. Non c’è niente di meglio di avere un nemico esterno e fargli guerra per recuperare un consenso elettorale che vacilla, meglio ancora se è una guerra per procura, una proxy war. Gli Stati Uniti, soprattutto negli ultimi venti anni, hanno fatto figuracce nel mondo cercando di esportare la democrazia a popoli che non ne volevano sapere e causando con i bombardamenti milioni di morti nella popolazione civile, cioè soprattutto donne, bambini ed anziani, e milioni di profughi. La popolarità di Joe Biden, dopo la figuraccia della fuga precipitosa dall’Afghanistan dello scorso agosto, era andata a picco; non c’era niente di meglio per riguadagnare consensi che provocare i sogni imperialistici di Putin ad invadere l’Ucraina, che da otto anni era stata armata addestrata e armata per un simile evento. Per Hillary Clinton l’obiettivo era: “L’Ucraina diverrà un nuovo Afghanistan per i russi.”.
Punto terzo. Il presidente ucraino, Zelensky, è stato eletto non per la sua visione politica, ma per la sua popolarità come personaggio televisivo. Già qualche anno fa aveva vinto l’edizione locale di Ballando con le stelle ed era stato poi il protagonista di una serie televisiva, Sluha Narodu, in italiano Servitore del popolo, che ebbe molto successo in Ucraina e che ora è stata acquistata anche da La7. Le tre stagioni dello show finirono il 28 marzo 2019 furono realizzate dalla rete televisiva dell'oligarca Igor Kolomoysky, che, a quel tempo, era stato accusato di corruzione dall’establishment ucraino di allora. Zelensky, paradossalmente, interpretava in Sluha Narodu Vasyl Holoborodk, un insegnante di storia diventato presidente dopo aver acquisito molta notorietà grazie a un video in cui parlava proprio di corruzione con toni molto forti. Alla fine di aprile del 2019 Zelensky è diventato presidente dell’Ucraina con più del 70% di preferenze promettendo la lotta alla corruzione, che però è nettamente aumentata durante la sua presidenza. Neanche Ronald Reagan e Donald Trump se la sarebbero sognata una carriera così fulminante. Ora le migliaia di morti e i milioni di profughi dell’Ucraina sono attribuiti ad una sola persona, Vladimir Putin, e il pensiero unico televisivo di Draghi sta spingendo gli italiani a partecipare ad una guerra non loro, ad acquistare armi che non serviranno, ad accogliere nella Comunità europea un paese, l’Ucraina, che in altri tempi avrebbe fatto storcere il naso per la corruzione e per la mafia.
Punto quarto. Come nel pezzo di Troisi, i cinesi stanno a guardare! Nel 2035 diverranno la prima potenza commerciale al mondo, il loro esercito e la loro flotta stanno ormai rivaleggiando con quello americano, stanno occupando nel Risiko mondiale l’Africa e l’America latina e i più importanti porti del mondo, stanno costruendo un sistema di distribuzione che, alla lunga, vincerà su Amazon e una moneta, che, alla lunga, vincerà sul dollaro.
Punto quinto. A questi si aggiungano i danni ecologici, non solo perché già prima del conflitto il governo ucraino aveva identificato 4.240 siti come potenzialmente pericolosi, a causa di perdite di metano, rischi biologici e radiazioni. Ma soprattutto perché entrare in un’economia di guerra significa distrarci da problemi più “seri”, tra cui il riscaldamento globale, i cui effetti sono evidenti, senza aspettare il 2050, già ora con la siccità, che comporterà sempre di più mancanza di acqua e di cibo e migrazioni. La priorità tra fare una guerra non nostra acquistando armi nuove di zecca e cercare di fare il possibile per evitare una catastrofe globale mi sembra evidente!
Se la saggezza fosse a comando del mondo, a mio avviso, riformerebbe l’ONU togliendo il potere del veto dei rappresentanti permanenti (USA, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna) del suo Consiglio di sicurezza; poiché sarebbe formato da Paesi con pari dignità, oltre a ricomporre i conflitti fantasticati dalle “teste calde” che vivono ancora nelle ideologie dei secoli scorsi (USA, Russia, Cina), porterebbe l’eguaglianza e una giustizia sociale ed economica: i presupposti per la pace, insomma! Poiché alcuni luoghi del mondo rischiano di scomparire, nell’immediato futuro, per i cambiamenti climatici darebbe, soprattutto, la priorità alle problematiche ecologiche di chi è attualmente poco rappresentato. E in un futuro sempre più vicino potrebbe essere poco rappresentata anche l’isola d’Elba!
Adolfo Santoro