Mario Draghi è stato nominato presidente del Consiglio dei ministri il 13 febbraio 2021 in piena pandemia, ex presidente della BCE (Banca Centrale Europea) con sede in Germania a Francoforte sul Meno. Durante il suo mandato alla BCE è stato il protagonista principale della politica economica europea che ha evitato il collasso della moneta unica. Celebre la sua frase: whatever it takes, che è diventata iconica.
Viene chiamato a formare il governo italiano dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il preciso mandato di rimettere in piedi il l’Italia con il Piano nazionale di ripresa e resilienza a seguito del Covid-19 che ha messo in ginocchio il Belpaese. Sarà anche ricordato per la lenta risposta iniziale alla perfetta tempesta inflazionistica. Draghi ha a lungo respinto la possibilità che l’inflazione, un problema che l’Occidente aveva conosciuto l’ultima volta nel 1980, quarantadue anni fa, fosse pronta per un ritorno in grande stile. Anche la BCE di Christine Lagarde ha risposto con lentezza.
Ora l’inflazione sta colpendo ogni cittadino italiano. I prezzi del cibo sono alle stelle. La benzina, il gas, l’energia elettrica sono a livelli record. Non c’è molto che Mario Draghi possa fare. Il picco inflazionistico è stato causato dall’aumento della domanda dopo i lockdown pandemici, combinata con una mancanza di beni causata da intasamenti nella catena di approvvigionamento e chiusure Covid in Cina. Inoltre, la guerra in Ucraina ha fatto salire i prezzi del petrolio e del gas. Il premier insiste sul fatto che i miliardi di euro in spese di stimolo del PNRR per il rilancio dell’Italia non hanno nulla a che fare con il surriscaldamento dell’economia e a tal proposito fa presente, correttamente, che vi è il segno positivo sul PIL trimestrale ed ha dichiarato che i giganti dell’energia hanno accumulato miliardi di euro di extra profitti mentre i prezzi per il cittadino italiano continuano a salire. La BCE ha fatto il suo passo più aggressivo nell’aumentare i tassi di interesse di 25 punti base dell’Eurosistema a luglio, dopo che il livello d’inflazione nell’Eurozona ha raggiunto l’8,1% lo scorso maggio, nel tentativo di raffreddare l’economia.
Una scommessa, dal momento che ripetuti rialzi dei tassi potrebbero fare precipitare l’economia in recessione, un’altra crisi che né Draghi né l’Europa possono permettersi.
Enzo Sossi