Mentre in tutto il mondo si soffrono le piaghe di Egitto, guerra, pandemia, clima impazzito, gran calura, siccità, crisi idrica e persino le cavallette, all’Elba sembra di vivere in un altro pianeta appena sfiorato dai mali del Continente.
Tempo bello stabile, mare calmo e caldo e sole perfetto per le abbronzature hanno prodotto un boom turistico, imprevisto e senza precedenti, fin dalla primavera inoltrata. Le previsioni sono ottimistiche, sarà una stagione da tutto esaurito anche se ormai si sono radicate le vacanze brevi mordi e fuggi. Calcolati in partenza gli effetti del carovita dagli innamorati dell’isola, i prezzi alle stelle e i cronici disagi finiranno per essere sopportati come fossero creati da cause di forza maggiore. Forse pesa il lungo sonno per il Covid, forse pesa il livello di ospitalità rimasto allo stato amatoriale, forse pesano gli storici dissidi tra amministratori di 7 Comuni per 32mila residenti, forse scoraggiano le tante complicazioni dovute al braccio di mare che triplica le difficoltà di questi tempi crudi, nonchè allunga la distanza dal continente anche per l’inettitudine o il disinteresse delle compagnie di navigazione.
Certo che a cominciare dai traghetti in continua avaria lasciando a terra i passeggeri con la corsa pagata, con le tariffe che ormai costano un occhio della testa, non lasciano presagire nulla di buono, diventando stratosferiche le spese per andare e venire all’isola per i non residenti. Le sette bellezze dell’isola di Venere sono troppo invitanti, ma sono dure da godere con il traffico ingovernabile come nelle città, con i parcheggi introvabili o a prezzi da gioielleria, e poi il destino di finire gomito a gomito tra bagnanti nelle spiagge affollate e senza un metro libero, e in più i costi (non di acquisto ma di noleggio) di un ombrellone e di due lettini fino a 40/50 euro, cioè il doppio dell’anno scorso. Nonostante la deregulation con la fine in giugno dell’emergenza pandemica, continua a invadere e occupare strade e piazze il tavolino selvaggio, come se qualcuno avesse proclamato il libera tutti dai controlli e dalle tasse. Non c’è marina o piccolo borgo che non rischino di perdere la loro suggestiva immagine e di vedere soffocata la libera circolazione pedonale a causa del moltiplicarsi dei locali mangia mangia.
Con la guerra alla siccità e l’emergenza idrica ovunque in Italia, in Europa e persino nel Lazio proclamato dalla Regione lo stato di calamità naturale fino al 30 novembre, qui, dove le sofferenze per l’acqua risalgono alla notte dei tempi, i governi locali, per non provocare allarme e panico anzitempo, si limitano alle raccomandazioni di contenere i consumi, insomma di non innaffiare i giardini. Zitti e mosca sulla vecchia e bucherellata condotta sottomarina rifornita dalla Val di Cornia in continente oggi con le falde quasi a secco, e che dovrebbe rappresentare un cordone ombelicale vitale per la sopravvivenza specie in estate. Tanta miopia ha eretto anche le barricate contro il dissalatore a La Mola vicino a Porto Azzurro, una necessità ritenuta altrove irrinunciabile, e peraltro progettata e finanziata fino all’ultimo euro.
Altre barricate si stanno preparando per bloccare l’arrivo nel porticciolo di Piombino, in barba al previsto fitto andirivieni dei traghetti estivi con Portoferraio, di un’immensa nave rigassificatore di 300 metri di lunghezza con contorno di piattaforme, di terminali galleggiantida allacciare a terra a una nuova condotta da stendere per 8 km e che porti il gas naturale liquefatto nella rete nazionale a rischio di dimezzarsi per la stretta di erogazione da parte di Putin. Così si ripeteranno caos e code di auto per arrivare agli imbarchi, perdendo ogni speranza, o voi che entrate, di ottenere la tanto attesa e sospirata viabilità alternativa, la scorciatoia della bretella di Gagno.“Fermate questa follia”, avverte Italia Nostra.
Romano Bartoloni
(giornalista e scrittore da 66 anni con casa a Poggio)