All’Elba in questo momento tutto aumenta, i prezzi sono saliti alle stelle e sudiamo freddo ogni volta che passiamo alla cassa. L’inflazione è diventata la maggiore preoccupazione per i cittadini. Quella attuale è la combinazione di una serie di fattori, il primo è il Covid-19. Il mondo ha rallentato, la produzione è crollata e la Cina la fabbrica del mondo non produce abbastanza a causa dei continui lockdown (ultimo quello di Wuhan, in questi giorni, dove tutto è cominciato due anni fa). Con la fine del lockdown nei paesi del primo mondo la domanda è salita. Poi l’invasione dell’Ucraina, le sanzioni contro la Russia. Risultato: il settore energetico è in aumento. Il costo di energia e trasporti lo ritroviamo in tutti i beni e tutti i servizi che consumiamo. L’altro fattore è il cambiamento climatico. Le siccità sono più lunghe, più numerose e più intense. ln pratica tutti gli indicatori sono in rosso. Se i fattori destabilizzanti fossero, usiamo un eufemismo, solo il Covid e la guerra in Ucraina, gli esperti dicono che l’inflazione potrebbe rientrare nel giro di due anni, ma hanno annunciato nei prossimi 30 anni una serie di shock a causa del cambiamento climatico. Ogni volta che c’è uno shock i prezzi aumentano. Per ora lo shock è pesante e non siamo tutti uguali di fronte all’inflazione. I paesi in cui era in corso una grande crisi economica subiscono un’inflazione quasi delirante. Solo come esempio in Venezuela o Argentina, si parla di aumenti che potrebbero andare dal 50% al 500 %. Lo Sri Lanka, in questo paese l’inflazione ha scatenato una vera e propria rivoluzione. Un’intera categoria di persone è sempre più in difficoltà, anche nei paesi industrializzati. Inoltre c’è un’inflazione delle disparità, le multinazionali sono almeno in parte responsabili della crisi e dovrebbero essere tassate, in particolare i super-profitti che hanno ottenuto durante le crisi in quanto eccezionali. Il primo strumento anti inflazione è l’aumento dei tassi di interesse deciso dalle banche come la BCE, che ha previsto aumenti nei mesi di luglio e settembre. In questo modo i prestiti costano più cari e le imprese si indebitano di meno. Lo scopo è frenare i consumi, visto che l’offerta non sta al passo, così da riequilibrare le cose. Il secondo consiste nel contrastare gli effetti dell’inflazione. I governi prevedono in questo caso aiuti per benzina, riscaldamento, i pensionati o le famiglie in difficoltà. Per finire la soluzione auspicata da tutti i lavoratori: l’aumento degli stipendi. Se i prezzi aumentano, basta aumentare gli stipendi? I nostri stipendi sono pagati dalle imprese, che potrebbero ripercuotere questi costi sui prezzi dei beni e servizi che consumiamo. Alla fine è un po’ come la storia del cane che si morde la coda. In attesa di soluzioni dobbiamo imparare a convivere con l’inflazione. Buona fortuna.
Enzo Sossi