Da generazioni, le spiagge del Belpaese sono gestite dalle stesse famiglie. Presto non sarà così se le concessioni balneari verranno riassegnate secondo la direttiva europea Bolkestein. Le bellezze delle coste ha fatto conoscere l’Italia in tutto il mondo e ha reso le sue spiagge un fattore chiave del turismo. Ci sono circa dodicimila gestori di stabilimenti balneari in Italia e pagano allo Stato un canone basso. Uno stabilimento balneare con circa cinquemila metri quadrati di spiaggia e all’incirca cinquecento lettini paga un canone annuo intorno a tredicimila euro. Una sedia sdraio può costare quindici euro, un ombrellone dieci. In estate, due giornate di sole sono già sufficienti per coprire la quota annua. Alcune famiglie gestiscono i lidi anche da tre generazioni.
Questo pare essere il problema di fondo.
Fino ad ora, le concessioni in Italia sono state assegnate senza ricorrere a bandi e prorogate in automatico. La proprietà statale pare essere diventata proprietà privata. L’Unione europea, con la direttiva Bolkestein, chiede la libera concorrenza anche per le concessioni balneari sul continente. Il Consiglio di Stato l’anno scorso, ha emesso una sentenza. Le concessioni varranno solo fino alla fine del 2023, poi andranno riassegnate. Ufficialmente, le spiagge appartengono allo Stato e dunque a tutti i cittadini. I contratti standard prevedono che l’accordo di locazione sia a tempo determinato, ma finora è stata soltanto una condizione teorica. Si parla di molti soldi e del lavoro di generazioni.
Negli ultimi venti anni, il numero delle spiagge private è raddoppiato. Il settore ha un fatturato intorno ai quindici miliardi di euro l’anno. Lo Stato ricava meno dell’uno per cento in tasse. In alcune città lungo la costa italiana pare che il mare per i propri abitanti sia privatizzato, sfavorendo i più deboli. Pare un paradosso per una famiglia di quattro persone (genitori e due figli), se non può permettersi di spendere cinquanta euro al giorno, abbia serie difficoltà a farsi un bagno con tranquillità.
La consapevolezza che al mare si dovrebbe andare gratuitamente c’è, ma c’è poi la rassegnazione. Nel dopoguerra, lo Stato ha incominciato a erogare concessioni molto convenienti per favorire lo sviluppo del turismo. Ha concesso dei canoni economicamente convenienti per garantire a tutti di usufruire del mare. Tuttavia, la lobby dei concessionari balneari è molto forte, agguerrita, ben organizzata e non ha problemi di budget.
In autunno ci saranno le elezioni e se e come il governo farà delle riforme resta da vedere.
Enzo Sossi