Gli straordinari guadagni sul campo di battaglia dell’Ucraina hanno suscitano entusiasmo tra i Paesi occidentali alleati, ma potrebbero rendere la guerra più pericolosa. La riconquista della terra occupata dalla Russia da parte dell’Ucraina è la prova del coraggio delle truppe che combattono per la sopravvivenza di una nazione, di un’ingegnosa strategia militare e dei fallimenti tra le forze russe un tempo celebrate. Rafforza il sostegno occidentale al governo del presidente Volodymyr Zelensky.
Gli aiuti occidentali che prima includevano armi anticarro e armi leggere, poi i droni e obici, potrebbero ora dover essere modificati per aiutare l’Ucraina a consolidare il controllo sul territorio appena riconquistato. La controffensiva dell’esercito ucraino potrebbe essere la svolta che cambia quella che altrimenti sarebbe stata una guerra di logoramento e ha dato chiaramente a Kiev un vantaggio.
Tuttavia, le vittorie dell’Ucraina hanno anche rinnovato l’attenzione su un’incognita agghiacciante: fino a che punto potrebbe spingersi il presidente russo alle strette se le sue perdite diventassero politicamente sgradevoli. L’indifferenza di Putin per la carneficina umana viene avvalorata dalle atrocità di questa guerra e delle azioni della Russia nei brutali conflitti in Cecenia e Siria. Sebbene decine di migliaia di soldati russi siano stati uccisi in Ucraina, secondo le agenzie di intelligence occidentali, Putin continua a sostenere che il suo paese “non ha perso nulla”. Quelle perdite si sono fatte sentire a casa. Nonostante l’appiattimento dei media indipendenti, le critiche stanno aumentando, con commentatori televisivi e blogger che criticano la condotta della guerra.
Cosa farà Putin? Potrebbe prendere le sconfitte come stimolo per lanciare assalti nei territori da dove le truppe russe si sono ritirate con artiglieria e razzi. Da tempo in Occidente si teme se Putin possa passare all’uso di armi chimiche in extremis. Tra alcuni strateghi occidentali si teme la possibilità che la Russia possa persino schierare un’arma nucleare sul campo di battaglia a potenziale limitato come ultima risorsa. Un’altra area potrebbe essere la centrale nucleare di Zaporizhzhya, la più grande d’Europa.
L’Occidente ha sempre cercato di calcolare dove si trova la linea rossa di Putin. La mistica autodidatta del presidente russo rende impossibile valutare fino a quale estremo potrebbe arrivare.
Enzo Sossi