Il mondo occidentale, che un tempo fu liberale e parzialmente democratico, è talmente in crisi che per sopravvivere deve procedere di emergenza in emergenza. Pur condividendo questa visione sul tramonto della nostra civiltà, vi aggiungo l’elemento paradossale che abbiamo vissuto durante i due anni di pandemia, della cui assurda, per non dire colpevole gestione, non ho dubbi e sono pronto a darne conto.
Adesso però siamo stati spintonati verso la pancia oscura dell’assurdità, quella che provocherà gigantesche sofferenze e danni irreparabili a chiunque: la guerra.
Dalla guerra non si salva nessuno.
I ricchi penseranno di svignarsela da qualche parte del globo, forse ci riusciranno, ma sarà un esilio: dorato quanto vuoi, ma esilio rimarrà e comunque le radiazioni viaggiano coi venti e non coi jet privati. I poveri e i cosiddetti “ceti medi”, sanno già cosa li aspetta. Ma la decadenza e la miseria in cui stiamo velocemente affondando a causa delle scellerate politiche neocoloniali, pompate quotidianamente da giornali e televisioni e attuate da una classe politica servile e imbelle, può ancora essere sventata.
Solo un moto unitario di tutti i popoli europei e americani che si faccia sentire non solo virtualmente, ma scenda pacificamente in piazza in mille manifestazioni, in ogni città, in ogni paese, può fermare questa follia. Perché la guerra è sempre follia: o fermiamo questa locomotiva impazzita che sta deragliando verso la guerra nucleare, o vedremo distrutta la vita in Europa e non solo.
Non sorprende scoprire le persone comuni spaventate, ma quasi inconsapevoli di ciò a cui stiamo andando incontro, la propaganda ha ormai ipnotizzato le menti sdoganando psicologicamente ciò che non è sdoganabile: la guerra e in particolare la guerra nucleare in Europa.
E’ talmente forte il condizionamento filo governativo diffuso attraverso i media che neanche l’appello, non dico alla fratellanza universale, ma alla difesa della vita dei propri cari, i figli, i genitori, i nipoti, suscita lo sdegno e la ribellione contro la tragedia imminente. Sembra d’essere sul Titanic qualche istante prima dell’inabissamento, quando fu dato ordine all’orchestrina della nave di continuare a suonare.
Quando i pochi sopravvissuti dovranno fare i conti con le gravissime malattie indotte dalle radiazioni, l’impossibilità di nutrirsi a causa della contaminazione radioattiva (che non si esaurirà in tempi umani, ma geologici), con la miseria, la perdita di persone care, le macerie di un mondo altrimenti prospero, il tonfo finale di una civiltà e la scomparsa di ogni virtù in favore della legge del più forte, ecco, allora anche chi oggi continua ad ascoltare l’orchestrina del Titanic, sentirà il vento freddo del rimorso: quello di non aver fatto tutto il possibile per salvare se stesso e le persone care.
Ora è il momento di superare ogni identitarismo ideologico e religioso, qualsiasi appartenenza culturale, sociale, economica e politica: E’NECESSARIO SCENDERE TUTTI IN PIAZZA non per belare “pace pace”, ma per chiedere senza nessuna ambiguità l’immediato armistizio tra le parti (USA e Federazione Russa), LE ARMI DEVONO TACERE ADESSO: basta sostenere la guerra, basta inviare armi, basta propaganda di guerra e si torni ad un giornalismo dignitoso. Adesso è il momento di finirla con le armi. Gli stati europei devono mettere in campi i loro migliori diplomatici, in Italia ne abbiamo di ottimi e anche in altre nazioni europee c’è chi può fare intendere le ragioni della pace e della civiltà giuridica nata sul diritto romano.
Se non ora quando.
Graziano Rinaldi