Non accennano a diminuire i disagi per gli operatori sanitari che lavorano all’ospedale di Portoferraio, sull’isola d’Elba. E la segretaria territoriale di Livorno, Roberta Sassu, chiede l’intervento delle istituzioni locali, a partire dai sindaci degli otto comuni dell’isola.
Al centro del problema resta la difficile situazione dei lavoratori del presidio ospedaliero elbano, costretti a orari massacranti, turni aggiuntivi e doppie notti, in barba alla legge che disciplina i riposi compensativi tra un turno all’altro.
Difficoltà alle quali si aggiunge la difficile logistica dell’ospedale isolano: le condizioni di vita di chi decide di lavorare all’Elba - si spiega dal sindacato delle professioni infermieristiche - sono peggiori rispetto a quelle dei colleghi del continente.
“Chi viene da fuori - racconta Sassu - è costretto a pagarsi viaggio, pernottamento e vitto per i giorni nei quali lavora. I costi degli alloggi sono ingenti, soprattutto in alta stagione, e da aprile a ottobre è perfino difficile riuscire a trovare una sistemazione. Solo dopo la nostra recente battaglia sono stati messi a disposizione del personale infermieristico e Oss sei posti letto nella foresteria. Che spesso non sono sufficienti. Poi c’è la questione del pasto: la mensa ospedaliera è inagibile e ai dipendenti viene erogato un ticket che permette loro di mangiare in un bar del porto. Questo comporta due tipi di problemi: da una parte la scomodità di doversi spostare, dall’altra il fatto che i prodotti di un bar non possono certo sostituire un pasto completo, che è un diritto di ogni dipendente”.
Secondo il sindacato è il momento che la politica elbana si impegni concretamente per garantire condizioni di lavoro dignitose al personale che lavora nell’ospedale di Portoferraio.
“I sindaci - le parole di Sassu - dovrebbero lavorare tutti insieme per trovare soluzioni in grado di facilitare le condizioni del personale sanitario pendolare, a partire da alloggi in affitto a condizioni di favore. Se le istituzioni locali vogliono l’isola d’Elba con un ospedale funzionante, questo presidio deve avere al proprio interno professionisti in grado di lavorare in sicurezza e a condizioni pari a quelle dei colleghi del continente. Non si può pretendere che infermieri e Oss debbano spendere parte di ciò che guadagnano per lavorare. Come fanno i sindaci a non preoccuparsi? A dormire sonni tranquilli, vivendo su un’isola che spesso può contare, per quanto riguarda la rete territoriale, solo sui medici del 118 e del pronto soccorso, a causa della carenza ormai cronica di guardie mediche e guardie turistiche? Perché nessuno protesta con Asl e Regione per questa vergognosa situazione? E dire che l’Elba di ricchezza ne produce in abbondanza: basterebbe che un po’ del denaro che arriva grazie alla straordinaria vocazione turistica dell’isola venisse reinvestito nella sanità del territorio. Purtroppo fino a oggi la politica elbana, coi primi cittadini in testa, è rimasta muta ai nostri appelli. Meglio ha fatto Asl Toscana Ovest, che negli ultimi mesi è intervenuta ripristinando la foresteria, autorizzando l’assunzione di dieci persone tra infermieri e Oss e proponendo varie convenzioni per gli affitti al personale sanitario pendolare. Ora tocca alle istituzioni e alla politica: se ci siete, battete un colpo”.