In data 22 Dicembre il Tar del Lazio ha respinto l’istanza cautelare presentata dal Comune di Piombino per la sospensione dei lavori inerenti l’autorizzazione Commissariale per la collocazione nel Porto di Piombino di una Nave rigassificatrice e relative opere infrastrutturali.
I lavori di scavo e movimento terra, in parte in area Sin, vicinissimi all’Oasi Orti Bottagone e alla costa est, sono in corso e il Comune, coadiuvato dal sindacato Usb, ha tentato, per le gravi criticità del progetto, di fermare da subito tali opere e le altre necessarie alla realizzazione del piano SNAM, in attesa della sentenza di primo grado attesa per l’8 Marzo.
L’ordinanza del Tar, come tutte le sentenze, ovviamente va rispettata, ma ricordiamo quella “cautelare” è solo una prima fase processuale e noi naturalmente ci auguriamo un maggior approfondimento nel merito, perché questa prima pronuncia non ha cancellato tutti gli aspetti critici del progetto.
Nella ordinanza del 22 Dicembre i giudici sottolineano che la procedura commissariale è in linea con la normativa di urgenza, rilevando una specificità dettata da decreti convertiti in legge.
A nostro avviso il Tar avrebbe potuto invece essere la sede per valutare possibili aspetti di illegittimità costituzionale posto che trattasi di impianto a rischio di incidente rilevante per il quale vengono esentate importanti procedure di garanzia per la sicurezza e la salute che invece il dettato costituzionale ritiene preminenti rispetto ad ogni altro interesse.
Nell’ordinanza del Tar si legge che non si ravvisano “carenze istruttorie”, eppure:
- sono state emesse 129 prescrizioni;
- ci sono pareri discordanti tra Enti;
- è all’esame un progetto con arco temporale venticinquennale mentre si parla di tre anni in porto;
- si prescrivono termini, come si è visto puntualmente disattesi, entro i quali si dovrebbero indicare una sede offshore;
- si rinviano al Piano di Sicurezza Definitivo le analisi che avrebbero dovuto essere esaminate a priori perché da queste ne deriva la fattibilità;
- si lega l’autorizzazione ad opere non finanziate, facendo di fatto venire meno l’intesa tra Stato e Regione;
- si afferma che il dissenso del Comune e del Sindaco si intende superato dalle posizioni prevalenti emerse nella conferenza dei servizi, ma tanto superate non sono visto che il Comune ha fatto ricorso.
Eppure il Tar ritiene che non vi sia un pericolo attuale in attesa della Nave. Si attende di valutare la pericolosità di un’opera a 800 metri dalle case, con aree di rischio letale che invadono l'unico canale di ingresso al porto nel Rapporto di Sicurezza definitivo. Si rimanda tutto a lavori infrastrutturali ultimati. Ci risulta difficile immaginare come questo Rapporto possa superare le numerose richieste dei Vigili del Fuoco e del CTR entro l’8 Marzo. Una, a titolo di esempio: il Comitato Tecnico Regionale chiede a Snam di “dimostrare che l’area di rischio rimane quella prevista nel Rapporto di Sicurezza Provvisorio, dovendosi altrimenti istituire una nuova fase di Nulla Osta di Fattibilità”! Ci chiediamo come questo sarà mai possibile, se si considera che la Golar Tundra è ed è sempre stata “solo” una metaniera, trasformata in rigassificatrice, che sta per essere ulteriormente modificata a Singapore. Una nave sulla quale di fatto non è stata fatta nessuna analisi operativa di rischio, così come prevede la normale procedura. Come è stato possibile allora valutare, ad esempio tra gli incidenti quello che ipotizza una fuoriuscita significativa di GNL durante il rifornimento tra metaniera e Golar Tundra con possibile esplosione? In una pagina del parere dell’Istituto Superiore di Sanità sul rigassificatore si legge che per i traffici legati all’aumento di metaniere, bettoline e rimorchiatori aumenteranno anche gli inquinanti, ma che si procederà a monitorare per censire eventuali patologie ed eventuali impatti sanitari legati al FSRU, ma che tali impatti avranno valenza ESSENZIALMENTE LOCALE e che “si può tollerare per tre anni”, in fondo sono solo tre anni…
Insomma, elementi per sperare in un esame di merito approfondito, che porti a scongiurare la collocazione in porto di questo impianto a rischio di incidente, ce ne sono veramente tanti.
Noi aspettiamo la giustizia, il buon governo, noi tuteliamo il diritto che prima o poi dovrà avere la meglio su le incredibili alchimie di una vicenda che consegneremo alla storia del nostro Paese, come una pagina da non imitare, perché la gente, i territori, la sicurezza, il lavoro, il futuro, la dignità di una comunità vanno rispettate.
Il Comitato Salute Pubblica Piombino Val di Cornia