Nel Belpaese, a volte, pare di essere come gli struzzi che per non vedere mettono la testa sotto la sabbia. Purtroppo sembra un deja vu di Wuhan, dalla Cina stanno arrivando notizie a dir poco preoccupanti sulla ripresa della pandemia di Covid-19, con, dicono, due nuove varianti, Kraken e Cerberus. Come sempre, i dati che provengono da Pechino sono incompleti, imprecisi, fuorvianti. Il numero dei morti per Covid-19 non tornano, le immagini satellitari mostrano file ai forni crematori, mentre il regime comunista cinese si mostra ottimista. Inoltre, i satelliti puntati sulla Cina, fanno vedere file di persone davanti agli ospedali, specialmente a Shangai, una megalopoli di circa 26 milioni di persone. In diverse città cinesi, i pronto soccorso degli ospedali non ce la fanno più, i medici e gli infermieri sono al limite, non sanno dove mettere i pazienti. Il Ministero della Salute cinese dichiara che la situazione è sotto controllo e che il picco è stato raggiunto, ma sono dati provvisori che non hanno riscontro con la realtà.
Il leader cinese Xi Jinping è passato da un giorno all’altro dalla politica Zero Covid a liberi tutti, dove i cinesi possono di nuovo viaggiare liberamente sia all’interno che all’estero. Poi il capodanno cinese complica le cose, con milioni di persone che viaggeranno per raggiungere i parenti, i nonni nelle campagne, dove la sicurezza sanitaria ha forti deficit, per festeggiare il nuovo anno. In ogni caso le conseguenze non potranno che essere un aumento di casi dei nuovi virus Kraken e Cerberus, in particolare tra la popolazione più fragile e gli anziani.
In Europa e in Italia, alcuni esperti prevedono che le nuove varianti di Covid-19, Kreken e il Cerberus, che si aggiungono alla stagione influenzale il cui picco non è stato ancora raggiunto, dovrebbero comparire nel mese di febbraio. Dicono che le nuove varianti, la cui presenza non è stata ancora confermata in Italia, siano apparentemente più contagiose della media, ma non esiste, finora, alcuna conferma clinica che causino sintomi gravi.
Tuttavia, vista la recente esperienza, forse è meglio prevenire che dover poi curare, adottando tutte quelle misure preventive necessarie a fronteggiare i possibili futuri contagi con le accortezze che già conosciamo: lavarsi spesso le mani, utilizzare le mascherine nei luoghi di lavoro, sui mezzi pubblici e nei locali affollati.
Enzo Sossi