Qualche tempo fa sottolineai come l’apertura della marina “La Chiusa” a Piombino avrebbe recato seri problemi per accoglienza di importanti imbarcazioni ,non soltanto a Portoferraio ma all’Elba intera. Ricordai con l’occasione che “la Chiusa si farà” tanto da predisporre anche una strada di accesso a più corsie, nessuna Amministrazione, sin dagli anni 70 dello scorso secolo, pur disponendo di un golfo naturale fra i più sicuri del Mediterraneo, abbia mai pensato di mettere a frutto tanto ben di Dio così da renderci almeno paragonabili alle numerose Marine della Costa a noi di fronte.
Infatti, per quanto queste non disponessero di insenature possibili, hanno progettato e costruito grandi dighe con massi prelevati, si pensi, dai fondali della nostra Isola. Timidezza Amministrativa? Mancanza di coraggio? Timore delle difficoltà da incontrare? Carenza di fantasia? O sudditanza politica? Non lo so, il compito è demandato a chi scriverà la storia degli ultimi 50 anni. Certamente nessuna Amministrazione si è rivelata degna di nota in fatto di infrastrutture! Non mi riferisco soltanto ad opere marittime, ma in senso lato. Oggi non è più possibile recuperare, i bei tempi sono passati! Tutto ciò premesso, quando sin dalla tarda primavera dello scorso anno ho seguito, transitando nella strada adiacente, al montaggio di quell’enorme Trave-Lift da 880 T, così leggo nel comunicato Esaom, ho dubitato del buon esito di tale operazione, pensando che imbarcazioni tanto importanti da 50/70 metri con relativo equipaggio, sempre presente, avrebbero preferito “La Chiusa” piombinese, più facilmente raggiungibile, che non la nostra Isola. Da qui il mio pessimismo facilmente comprensibile e le mie deduzioni.
Poi la novità, il prossimo arrivo a Piombino del Rigassificatore posizionato, come sembra a pochissima distanza dalla “Chiusa” immagino che farà riconsiderare la validità dell’ approdo e sosta nel citato porticciolo. Non mi riferisco ovviamente a imbarcazioni di stazza medio piccole, ma a grandi imbarcazioni come sopra citate, il cui valore è inimmaginabile così come i costi di gestione. Barche con equipaggi quasi sempre al completo per manutenzioni varie e periodiche. Ciò premesso non credo proprio che i titolari, siano pure privati o società, qualsiasi bandiera battano, intendano correre rischi dei quali si è tanto parlato, nella stampa locale e nazionale, proprio da parte dell’ Amministrazione piombinese. Salvo che il tutto non fosse una strategia politica fine a se stessa.
Ecco che ho dovuto ricredermi e mi auguro di non sbagliare e che, ora che quell’enorme Travel-lift sembrerebbe definitivamente operativo, mi auguro che dia i suoi buoni risultati. Ed è una speranza nella quale voglio anche credere, da portoferraiese e da elbano che sempre ha lamentato la carenza di concretezza. Forse, se seguissero altre iniziative, in un arco ragionevole di tempo, l’Elba potrebbe cambiare il suo futuro, perché la nautica, perdute le altre opportunità, rimane oggi l’ultima risorsa. Non è comprensibile come nella nostra Isola, dove la storia della marineria non è affatto seconda ad altri, dove abbiamo avuto costruttori di imbarcazioni, eroi, ammiragli, dove il mare è sempre stato motivo di vita, mai sia nata l’ambizione di essere per lo meno simili ad altri e mai si è capito che nell’anello delle priorità la nautica avrebbe dovuto essere al primo posto, insieme a tutte quelle infrastrutture dedicate anche ad una accoglienza di qualità. Sto parlando, ripeto, non di Portoferraio, ma dell’Elba tutta che necessità di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte, al di là del proprio naso.
Sergio Bicecci