Ho letto su Elbareport la comunicazione di Legambiente Arcipelago Toscano sull'incontro "COS’È E COME FUNZIONA: IL 24 MARZO A MOLA SI PARLA DI CICLO IDRICO ALL’ELBA" ciò di cui si tratterà nel pomeriggio di oggi saranno programmi riguardanti il rifornimento idropotabile dell’Elba.
Al riguardo avrei molti dei punti di cui parlare qui ma mi limito soltanto a due che ritengo importanti.
Il primo riguarda l’utilizzazione delle acque reflue per le quali si prevede l’utilizzazione trattandole per introdurle nella rete acquedottistica. Mi chiedo come si può farlo se all’Elba praticamente non esiste un sistema fognario unificato. Secondo me quello di cui si doveva parlare nel convegno è la redazione di un progetto generale della fognatura spiegando che occorre predisporlo definendone in anticipo almeno le caratteristiche generali.
Ad esempio mi chiedo come si realizza il trattamento delle acque reflue se esistono millanta impiantini di trattamento minuscoli sparsi dovunque? Secondo me il programma dovrebbe prevedere le caratteristiche future del sistema visto nella sua interezza.
Per esempio fognature di tipo separativo o misto? Per tutta l’Elba un solo impianto di depurazione fognaria al quale far confluire tutte le acque reflue isolane oppure un numero comunque limitatissimo di impianti di depurazione? Forse sarebbe da prevedere una fognatura di tipo pseudo separativa (vedi https://www.altratecnica.it/idraulica-varia/la-fognatura-pseudo-separativa) che consenta di conservare a lungo interi quartieri con fognatura mista oggi esistente? Io credo che l’utilizzazione delle acque reflue per l’acquedotto prevista nel prossimo convegno non sarà possibile senza aver prima preso le decisioni di progettazione generale.
Un altro problema cui si è fatto cenno sono le perdite dell’acquedotto senza aver capito che il territorio montagnoso dell’Elba non consentirà mai di ridurre se non a prezzo di costi elevatissimi e non giustificati.
Non si è ancora capito che la risoluzione di quel problema per l’Isola è soltanto una ed una soltanto. Riparare le perdite al meglio e quindi produrre tanta acqua a costi bassi e tollerando perdite un po' forti. Il che significa usare le acque di pioggia che invece vengono lasciate scaricarsi inutilizzate a mare.
Questo discorso trova conferma in tutti gli acquedotti di montagna come quello Elbano perché tutti hanno perdite esagerate cui rimediano avendo tanta acqua di basso costo di produzione. Questo è esattamente il contrario di ciò che si fa all’Elba producendo acqua carissima della quale il 40, 50 % andrà sempre perduto.
Porto ad esempio l’acquedotto di una città con territorio montagnoso come quello elbano: Trieste, l’acquedotto triestino è quanto di più funzionale si possa immaginare. Qualche anno fa sono stai fatti lavori colossali e studiati per ridurre le perdite. Alla fine si ha avuto un risultato che è stato giudicato ottimo. Ebbene il grande risultato è consistito nel riuscire a ridurre le perdite dal 46 al 43 % di perdite. Cioè già un grande risultato con perdite attuali pari al 43 per cento.
Io mi fermo qui.
Marcello Meneghin