C’è il contenimento delle liste di attesa per le prestazioni chirurgiche ed ambulatoriali, con un piano straordinario per il 2023 e la nomina di un responsabile, per ogni azienda sanitaria, sui tempi di risposta alle richieste di prenotazione dei cittadini. C’è il pre-accordo con la medicina generale per fronteggiare la carenza di medici di assistenza primaria nelle aree interne e disagiate - ma non solo, anche nelle prime periferie urbane – e che autorizza ad innalzare, su base volontaria, il massimale di assistiti a 1800: una deroga che riguarda i professionisti che operano in forme associative a cui sarà garantita un’indennità per l’infermiere di studio, che li affiancherà. E poi c’è il finanziamento e il via libera al progetto di una centrale operativa regionale che, sul modello di quella per il 112, attraverso il numero europeo armonizzato 116117 dovrà gestire le richieste di assistenza, prestazioni o consigli sanitari non urgenti. Un pacchetto di misure appena licenziate dalla giunta ed illustrate oggi, in conferenza stampa, dal presidente della Toscana Eugenio Giani e dall’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini.
“La sanità pubblica ha bisogno di più risorse nazionali - sottolineano presidente ed assessore – Come Toscana non stiamo comunque ad aspettare e siamo al lavoro, per quanto di nostra competenza e possibile, per diffondere buone pratiche e mettere in campo tutte quelle riforme ed innovazioni in grado di migliorare i servizi erogati e garantire la sostenibilità del servizio sanitario pubblico”.
Liste di attesa più corte
Uno dei problemi, nazionali, è sicuramente quello delle liste di attesa. Per contenerle, sia quelle chirurgiche sia quelle ambulatoriali, la Regione aveva già approvato il 6 marzo una delibera di indirizzo rivolta alle aziende sanitarie che prevedeva l’inserimento delle richieste a cui non era stato possibile rispondere in una pre-lista, per una successiva evasione, ma anche l’attivazione di un sistema di monitoraggio per verificare che tutte le agende delle aziende fossero aperte e la creazione di un sistema di alert per ricontattare il cittadino. La giunta adesso ha approvato due nuove delibere. Con la prima si individua un coordinatore, un medico con formazione manageriale per ogni azienda, nominato dal direttore generale su proposta del direttore sanitario, che dovrà vigilare sulla gestione delle liste di attesa.
“Si tratta di una grande novità - commenta il presidente Giani – perché ci consentirà di intervenire in modo più tempestivo e con azioni ancora più efficaci nel dare risposta ai bisogni dei cittadini”.
“Per non essere costretti ad intervenire sempre a posteriori era necessario un governo continuativo delle liste di attesa – aggiunge Bezzini -, con un’attenzione quotidiana tra domanda ed offerta. E la nomina di questi nuovi responsabili serve a questo”.
La seconda delibera permetterà invece di impiegare le risorse autorizzate dal Milleproroghe, di recente approvato dal Parlamento, per contenere le liste di attesa: per la produttività aggintiva degli specialisti ad esempio o l’acquisto di prestazioni dal privato convenzionato, in deroga ai tetti di spesa. Non si tratta di risorse aggiuntive, ma di una parte del Fondo sanitario nazionale pari allo lo 0,3 per cento, che per la Toscana vale 23 milioni di euro, di cui dieci saranno destinati all’attività chirurgica e tredici a quella ambulatoriale: uno strumento in ogni caso che permetterà maggiore elasticità.
Ogni azienda, entro il 30 aprile 2023, dovrà adottare il piano di rientro nei tempi massimi di attesa: per gli interventi chirurgici programmati e per le visite e le prestazioni diagnostiche ambulatoriali, dove i settori con maggior sofferenza sono stati nel 2022 cardologia, dermatologia, ortopedia e otorinolaringoiatra ed ecografie, risonanze magnetiche ed endoscopia (ma non le Tac).
In parallelo si lavora sull’appropriatezza delle prescrizioni, il che non vuol dire ridurre la possibilità per i cittadini di accedervi ma, ad esempio, vigilare sul corretto utilizzo dei codici di priorità od evitare la sovrapposizione tra prime visite e visite di controllo, che hanno percorsi differenti. “Non c’è infatti solo un problema di offerta ma a volte anche di domanda – ricorda l’assessore Bezzini -: nel 2022 le prestazioni offerte dal servizio sanitario toscano sono aumentate, siamo stati la sola la Regione con un segno “più” rispetto al 2019. E stiamo continuando a crescere. Ciononostante è innegabile che ci sono comunque stati elementi di sofferenza”. La delibera sull’appropriatezza delle prescrizioni sarà pronta a breve, assieme alla riorganizzazione dei Cup con potenziamento delle prenotazioni on line.
Continuità assistenziale, un numero unico da chiamare
La Regione attiverà anche una centrale unica operativa regionale a cui rivolgersi chiamando il numero europeo armonizzato 116117, già operativo per la continuità assistenziale in Lombardia, Piemonte e provincia di Trento. Oggi numeri di telefono e modalità organizzative variano a seconda del territorio e della Asl. Il progetto è stato assegnato per il suo sviluppo all’Asl Toscana Centro, che già gestisce la centrale regionale del 112 (e il servizio sarà svolto non a caso in stretta sinergia con la centrale del 112: condividerà anche gli stessi locali, a Firenze nel presidio Palagi). Serviranno dai cinque ai sette mesi perché sia operativo ed ottenere nel frattempo il via libera dal ministero. E non sarà solo il numero guardia medica.
“E neppure solo un centralino telefonico – puntualizza l’assessore Bezzini - Ma un numero di riferimento, attivo per tutte le ore del giorno e per tutti i giorni della settimana, a cui rivolgersi per la presa in carico da parte del servizio sanitario, arricchito nel tempo di ulteriori funzioni”.
Il cittadino potrà infatti rivolgersi al 116117 per richiedere assistenza e prestazioni non urgenti ma anche come supporto per chi è affetto da patologie croniche o per i soggetti fragili a domicilio, magari attraverso teleconsulto. Il nuovo servizio sarà anche molto tecnologico ed utilizzerà sistemi oggi in uso al 112: oltre alla telemedicina la geolocalizzazione della chiamata, app dedicate, il trasferimento di tutti i dati al medico di continuità assistenziale. Ci sarà anche un servizio di interpretariato, a vantaggio di stranieri. La ricetta fa tesoro dell’eredità dell’esperienza degli ultimi anni con la pandemia: accessibilità e facilitazione del primo contatto, continuità assistenziale, integrazione tra i vari attori del sistema. I medici di continuità assistenziale, valutati i bisogni del cittadino, potranno effettuare una consulenza da remoto, inviare un medico a casa o prestare assistenza in ambulatorio. Per la fase di avvio del progetto l’Asl Toscana Centro riceverà dalla Regione 4 milioni e 270 mila euro.
Medici di famiglia
Ultima delibera approvata: quella sui medici di famiglia. Ci sono territori in cui medici di medicina generale sono andati in pensione e non si riesce a sostituirli. Per agevolare l’adeguata copertura territoriale del servizio di assistenza primaria da parte dei medici di famiglia, nelle more dell’accordo collettivo nazionale che seguirà, si è deciso di dar corso intanto ad un pre-accordo, condiviso nella riunione del comitato regionale di medicina generale del 2 marzo scorso, in base a cui i medici di famiglia disponibili ad arrivare fino a 1800 assistiti – oggi il limite è di 1500 – potranno godere di un’indennità per l’infermiere di studio. La deroga, su base volontaria, si applica solo ai medici che operano nelle forma associative della medicina generale. Le aziende sanitarie dovranno anche predisporre una revisione degli ambiti territoriali e delle aree disagiate e disagiatissime, previa interlocuzione con le organizzazioni sindacali.