Il concetto di democrazia nasce ad Atene nel VI secolo a.C. da Pericle ad Aristotele. Poi con Montesquieu si arriva alla suddivisione dei poteri in legislativo, esecutivo e giudiziario. Smembrando il potere si poteva garantire la libertà politica e giuridica, poiché ciascun potere sarebbe stato controllato e frenato dagli altri due. Indipendenti tra loro ma ognuno con una funzione fondamentale e con pari dignità. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha proposto una riforma del potere giudiziario che consente al legislativo, la Knesset, il Parlamento israeliano di ribaltare ogni decisione della Corte Suprema. Israele non ha una Costituzione scritta, ma solo una serie di leggi quasi costituzionali che rendono il potere giudiziario fondamentale per la democrazia. Centinaia di migliaia di israeliani sono scesi in piazza per mesi a protestare e contestare la riforma voluta da Netanyahu, che se attuata avrebbe posto la Knesset in una condizione di grande supremazia dato che con una maggioranza semplice avrebbe potuto cambiare ogni decisione della Corte Suprema. Le proteste in Israele sono state continue con un movimento forse il più grande mai visto prima nella storia del Paese che ha coinvolto persino i militari e il Mossad.
Gli oppositori sono scesi in piazza per difendere la democrazia in grave pericolo e contro il cambiamento che sarebbe stato il più significativo per Israele dalla fondazione nel 1948. Netanyahu ed i suoi sostenitori ritengono che la Corte Suprema è diventata un gruppo a sé ed elitario che non rappresenta il popolo israeliano, oltrepassando il proprio ruolo ed entrando in questioni in cui non dovrebbe pronunciarsi. Il movimento di contestazione afferma che il Primo ministro israeliano stava spingendo avanti la riforma a causa del suo processo in corso in cui è accusato di frode, abuso di fiducia e corruzione. Inoltre, sostengono che la riforma sarebbe andata troppo oltre e avrebbe probabilmente completamente distrutto l’unica strada ancora disponibile per fornire dei controlli e porre dei freni al potere legislativo. Tuttavia, a seguito delle proteste Netanyahu ha preso la decisione di non proseguire e di accantonare la parte più controversa della riforma che avrebbe fatto sì che una – supermaggioranza – politica poteva modificare ogni decisione della Corte Suprema. Alcuni esperti internazionali hanno espresso il timore che la democrazia in Israele pare avere una serie di forti scricchiolamenti con il rischio di una deriva sovranista e populista. Netanyahu è per la sesta volta al potere in Israele, dove le regole di buon governo, in vari Paesi, prevedono un limite massimo di mandati proprio per cercare di evitare situazioni che poco hanno a che fare con la democrazia.
Enzo Sossi