Gli Stati Uniti d’America stanno spingendo perché l’Europa entri in guerra per suo conto, contro la Russia. Gli USA, dal momento che, da una parte sono già direttamente coinvolti nel conflitto contro i Palestinesi, i Siriani e l’Iran, e dall’altra contro la Cina, sul fronte di Taiwan, vogliono che l’Europa divenga un nuovo fronte di guerra, un campo di battaglia per due motivi: il primo per una questione di concorrenza tra Capitalismi dove quello europeo deve soccombere per consentire a quello americano di accrescersi e accumularsi unilateralmente, mantenendo così la propria supremazia su tutto l’Occidente; l’altro è che le distruzioni derivanti da questo conflitto, peraltro di tipo nucleare, oltre a massacrare un bel po’ di ceti popolari appartenenti alla classe avversa a quella dei capitalisti, avverrebbero lontano dal proprio territorio e consentirebbero ai capitali americani accumulati, di essere messi a profitto dai piani di ricostruzione e rinascita di quel che resterebbe del territorio europeo: ovviamente l’Italia ne sarebbe al centro.
Per rendere credibile questa prospettiva di guerra e ricostruzione, basta leggersi la storia della seconda guerra mondiale che vide appunto l’affermarsi del capitalismo USA come imperialismo globale che con le distruzioni in Europa ed i Piani Marshall di ricostruzione, realizzò enormi profitti e potere egemonico. Tutto ciò dimostra che gli interessi degli USA e quelli europei sono strategicamente in contrasto, anche se sembrano coincidere.
Questa amara prospettiva rischia di avverarsi proprio a causa degli orientamenti guerrafondai dei governi di destra europei: ne sono testimonianza non solo le dichiarazioni sempre più insistenti di guerra del Presidente francese Macron, e del Premier Inglese, ma anche le prese di posizione di sostegno armato e finanziario, con possibile invio dei propri eserciti sul fronte ucraino da parte della Francia, della Gran Bretagna, della Germania, della Polonia, della Estonia e di dotare di missili nucleari di lunga gittata l’ Ucraina, in grado di colpire il territorio Russo. Questi possono essere validi motivi per partecipare alle prossime elezioni politiche europee di giugno, superando e riscattando lo spirito apatico verso le elezioni per le scarse attrattive della politica nazionale, sempre più distante dai bisogni e interessi dei ceti popolari e impugnare il voto europeo per far sentire la propria contrarietà a questa prospettiva di guerra: lo si può fare votando quei partiti o quei candidati che esplicitamente si sono dichiarati per il cessate il fuoco a Gasa, contro il genocidio del popolo palestinese, contrari all’ invio di armi all’ Ucraina e favorevoli ad un negoziato che ponga fine alla guerra, al riarmo ed all'entrata in guerra dell’Europa.
Votare contro la guerra vuol dire onorare l' Art. 11 della nostra Costituzione, che recita:
"l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."