Come se non bastassero l'allentamento dei limiti di mandato e l'astensionismo, in questo meccanismo che, già da adesso, mostra il venir meno di lacci e lacciuoli, pesi e contrappesi, si assiste alla scomparsa della forma organizzata di politica. Segnatamente, i partiti. La loro resa, se non addirittura la loro compiacenza e complicità, di fronte al trionfo di consorterie e capibastone, è sconfortante.
TERZA QUESTIONE: L'ASSENZA DI FORME ORGANIZZATE
Con la parziale eccezione di Portoferraio, ormai i partiti non solo non hanno più voce in capitolo nelle elezioni dei comuni, ma ne sono totalmente disinteressati. La cosa è drammatica anche perché da anni all'isola non esiste un partito che abbia una politica comprensoriale, cioè quella decisiva per il sistema Elba. Ormai è tutto lasciato all'agire delle liste civiche paesane, che come abbiamo visto sono composte perlopiù da esponenti incapaci o non interessati a pensare in ottica comprensoriale.
E quando lo fanno, i risultati sono a dir poco farseschi: basti pensare alle “soluzioni alternative” al dissalatore o alle aree marine protette. D'altra parte a nessuno di essi è richiesto lo sforzo di “pensare elbano”: i loro interessi sono strettamente privatistici e localistici, e ciò a loro basta.
Dicevamo che l'attuale sistema amministrativo ha ridotto il potere d'azione dell'opposizione. Ma non lo ha annullato. Annullato lo è nei fatti. Ovvero, poche settimane dopo le elezioni, l'opposizione è liquefatta. Perché? Semplicemente perché a ogni tornata non si contrappongono due diverse idee di gestione comunale, basate su argomenti e idee alternative, ma su due compagini pressoché identiche, che si contendono una mera occupazione del potere. I programmi non esistono. O peggio sono un'accozzaglia di frasi buttate a casaccio. Facciamo un esempio.
A chi è di sinistra dovrebbe appassionare un candidato che promette il bilancio partecipato, idea di per sé genuinamente valida. Ma in realtà non lo appassiona, perché sa benissimo che è solo un argomento fantoccio per acchiappagonzi.
Irrealizzabile perché qualunque forma di partecipazione è bandita dalle amministrazioni elbane. Che una volta elette non devono rispondere più ad alcuno di alcuna promessa o punto del programma.
QUARTA QUESTIONE: L'ASSENZA DI PROGETTI E VALORI
Ma, capiamoci bene, questo è dovuto non solo alla scarsa considerazione dei politici per i loro elettori. Ma soprattutto a buona parte degli elettori stessi che: 1) se ne fottono allegramente del programma, 2) ai loro eletti chiedono solo un vantaggio particolare, 3) sono essi stessi i primi sabotatori di ogni occasione che si presenti di partecipazione democratica. Se stiamo scivolando verso delle democrature a basso livello, partiamo dal concetto che noi siamo i peggiori complici e artefici della cosa.
Un altro segno del funerale della democrazia all'Elba ci viene dal recente caso giudiziario che ha riguardato un comune. Fatta salva la sacrosanta regola che è la giustizia a fare chiarezza, è significativo che nessuno straccio di opposizione abbia chiesto ai diretti interessati di rispondere pubblicamente del loro operato, soprattutto in sede di consiglio comunale aperto a tutti.
Riflettiamo su alcune cose: 1) la questione morale non è nell'agenda di nessuno, 2) chi viene eletto si sente praticamente al di sopra di tutto, 3) si arroga il diritto di non dare giustificazioni pubbliche, qualunque atteggiamento amministrativo tenga.
Anche in questo caso, prima di interrogarci se i nostri rappresentanti svolgono con disciplina e onore il loro incarico (articolo 54 della Costituzione, non del regolamento del monopoli), chiediamoci se noi stessi non stiamo lasciando precipitare tutto verso una democratura, staccando una delega in bianco col nostro voto (o non voto) e limitandoci al quieto vivere.
Arrivo a scrivere una cosa durissima e molto urticante, opinabile ma di cui sono convintissimo. L'alienazione della maggioranza degli elbani è oggi (da almeno quarant'anni a questa parte) arrivata a un tale parossismo che l'asticella della questione morale è talmente alta, che saremmo pronti a passare sopra a ogni nefandezza che commettesse un amministratore.
Ormai ci scandalizzeremmo solo se il politico compisse peccati stupidi e bigotti, come l'adulterio, o, all'estremo, reati gravissimi. E per gravissimi si intenda reati come tentato omicidio o peggio.
Già su una bancarotta c'è gente che farebbe spallucce.
Ma già per politiche distruttive nei confronti dell'ambiente, lecite o illecite che siano, assistiamo a una generale indifferenza, se non di aperta giustificazione (Ma quale danno? È progresso!, dicono troppi fenomeni). Forse sono solo esagerazioni. Ma comunque speriamo di non aver mai una controprova.
La scomparsa di ogni cultura democratica, partecipativa e alternativa ha già portato ai primi frutti avvelenati di un sistema incancrenito. Per esempio che, per la prima volta, quest'anno (e temo che sarà una cosa diffusa in futuro) ben due comuni su tre vanno alle elezioni con liste uniche. È il segno che smaschera la sostanziale indifferenza verso una cultura dell'alternanza delle nostre società.
E può trasformarsi in qualcosa di peggio. Chi vuole portare i propri interessi particolari all'interno dell'amministrazione, non dovrà fare lo sforzo di contrapporsi al sindaco uscente (a meno che non abbia l'ambizione stessa di fare il sindaco): basta aggregarsi alla lista unica (che era una caratteristica del regime fascista, riflettiamo anche su questo), far valere le poche decine di voti della sua consorteria, e il gioco è fatto.
Democrazia e alternanza sono morte, il calcolo matematico trionfa, e per anni i suoi interessi sono blindati. E per chi non ci sta, non si giocherà pulito, presentando una lista “alternativa” benché perdente, ma almeno per fare uno straccio di opposizione. Basterà fare la “furbata referendaria”: contando sull'alto astensionismo fisiologico, inviterà gli elettori a non votare, per non raggiungere il quorum.
Si va verso un futuro dove basterà convincere appena poche decine di elettori per far scattare la tagliola. L'avversario ne uscirà sconfitto con il colpo sotto la cintura, e tanti saluti alla democrazia. Ma ai furbi questo non interessa: l'importante è far fuori il candidato sgradito.
QUINTA QUESTIONE: LA LOGICA DEL MENO PEGGIO
Per diverse ragioni poi all'Elba c'è un problema di qualità della politica. Eppure sull'isola non mancano persone di grandi intelligenza e capacità. Perché allora non sono coinvolte o attratte dalla politica? Sicuramente pesa la scomparsa dei partiti, in passato grandi attrattori, preparatori e selezionatori di una classe amministrativa. Ma non è solo questo. Scusate se adesso cado nell'autobiografia, che giustamente non interessa nessuno, ma è per portare l'esperienza personale in un discorso più ampio.
Ammesso e non concesso che io apporti qualche qualità alla politica locale, alcuni (per fortuna pochissimi) mi hanno chiesto perché non mi impegni direttamente in essa. Per diverse ragioni, la prima delle quali è che sarebbe un suicidio intellettuale. Se fossi un politico, di tutto quello che avete letto finora, non avrei potuto scrivere neanche mezza frase: un politico che semina dubbi e incertezze senza dare finali consolatori, avrebbe la carriera bruciata fin dal primo intervento. Ma la ragione che risponde alla domanda precedente, è che non possono essere le singole persone a innalzare la qualità. Il problema di noi italiani è che siamo troppo innamorati del mito del salvatore della patria, spesso spacciato da lestofanti.
Al contrario è necessario che le persone si mettano al totale servizio di un progetto politico, questo sì di vera qualità e al servizio della comunità. Progetti che mancano o sono fasulli, perché come abbiamo visto la politica elbana è condizionata da interessi particolaristici e guidata da capibastone e cacicchi paesani. Le persone di pregio o lo capiscono subito e rifiutano di prestarsi al gioco, o ingenuamente aderiscono alle liste, ma per poi trovarsi in posizioni subalterne e irrilevanti.
A questo punto la domanda è: le cose possono cambiare? In parte sì. Ma ve lo anticipo subito: la soluzione è impraticabile per l'Elba.
Andrea Galassi