Il sindaco di Portoferraio Tiziano Nocentini ha seguito con attenzione insieme al vicesindaco De Santi, ai consiglieri Fornino e Manzi e alla protezione civile di Portoferraio l’evolversi dell’allerta meteo arancione di domenica 8 settembre, che ha avuto il momento più critico intorno alle 19, con lo scendere delle ombre della sera.
La città, di fronte ad un evento ormai diventato abbastanza frequente come un allerta meteo, ancora una volta ha rivelato tutta la sua storica fragilità, dall’allagamento consueto del centro storico, ai problemi della Casaccia e della zona ex Cementeria, alla zona portuale. Problemi che si trascinano da decenni e che chi amministra ha sempre pensato più o meno inconsciamente - fatto salvo qualche tentativo di intervento evidentemente rimasto senza risultati – che si potessero lasciar succedere, sperando ogni volta che non accada nulla di irreparabile. Tanto poi si apre un tombino, si stasa un pozzetto e tutto ricomincia come prima.
“Mentre pensavo che probabilmente domattina troveremo anche gli uffici della Biscotteria allagati, visto che sono senza persiane – ha commentato amaramente il sindaco Tiziano Nocentini – arrivavano sul mio telefono decine e decine di telefonate di allarme, di richiesta di interventi, di preoccupazione, di paura. La più drammatica di tutte è arrivata dagli Orti, da quella baraccopoli abbandonata da tutti dove c’è gente che in momenti come questo rischia la vita. Gente rimasta senza luce in un mare di acqua e fango, fra bambini piccoli e situazioni precarie, dove potrebbe succedere di tutto. Non è successo il peggio solo perché la perturbazione ci ha sfiorato ed è passata oltre, ma se non fosse stato così? Non possiamo aspettare che ci scappi il morto, dobbiamo fare qualcosa”.
Sì, ma cosa? E’ in momenti come questi che Portoferraio dimostra tutta la sua fragilità. Dopo tre mesi esatti dall’insediamento, tanto per cominciare, la nuova amministrazione comunale si trova quasi impotente davanti a qualsiasi emergenza, a cominciare da quella del buco di bilancio, che pure ha studiato per mesi in campagna elettorale, e sulla quale ancor oggi sta lavorando per mettere un punto e ripartire.
Invece di amministrare ci si è trovati a dover passare settimane a cercare risorse per cose già decise da altri e non propriamente prioritarie, come rally, festival ed altre manifestazioni, che vanno comunque portate a termine per non interrompere tradizioni e consuetudini, mentre ci sarebbe stata da affrontare tutta una serie di situazioni a rischio come quelle dell’emergenza abitativa e delle case comunali che non si sa neanche quante sono e che - come è successo - ti trovi a dover cercare disperatamente al primo giorno di legislatura. Per non parlare di un palazzo comunale in condizioni deplorevoli, fra bagni con tende al posto delle porte e uffici al limite del praticabile, di biblioteche col tetto sfondato che nessuno riesce ad aggiustare, di scuole dove al primo acquazzone ci prove dentro e nessuno finora ha aggiustato il tetto, delle Galeazze che crollano prima che venga realizzato quel progetto che non piace a nessuno, del Grigolo che tutti reclamano ma che dopo le feste di quest’estate dovrà essere chiuso e messo a norma, del centro storico in abbandono che casca a pezzi, del Padiglione dei Mulini trasformato in dormitorio senza sapere chi c’è dentro, della baraccopoli degli Orti. Sì, quella: una specie di villaggio abbandonato, quella vergogna di cosa che da vent’anni simboleggia il disagio e la disperazione, una terra di nessuno dove in qualsiasi momento potrebbe succedere qualcosa di irreparabile. Una tragedia. Qualcosa a cui chi ha amministrato Portoferraio avrebbe dovuto pensare con priorità assoluta prima di spendere soldi in cose futili.
C’è voluto un acquazzone di fine estate, che solo per fortuna non si è tramutato in emergenza, per metterci definitivamente di fronte a quella che è la realtà.
Portoferraio è fragile, tremendamente fragile. E’ un colosso con i piedi di argilla, dove alla prima vera grossa difficoltà tutto ti può crollare addosso.
“Cominciamo da qui – ha concluso il sindaco Tiziano Nocentini a fine giornata – intanto troviamo le risorse necessarie a sostituire quelle baracche e quelle roulotte con qualcosa di decoroso e di abitabile, per far finire quella vergogna. E poi ricominciamo a lavorare per quello per cui siamo venuti fino qui: avevamo detto che avremmo voluto cambiare Portoferraio, ma ad oggi, stando così le cose, ci dobbiamo accontentare (per ora) di provare a salvare e ricostruire questa città, piena di emergenze e di situazioni a rischio per i cittadini e – purtroppo – anche per chi tenta di amministrarli”.
Comune di Portoferraio