Peria risponde su Facebook ai commenti sul suo primo intervento sui pini di San Giovanni, introducendo aspetti nuovi e interessanti.
Ho visto che il mio ultimo intervento sul taglio dei pini di San Giovanni ha suscitato una certa quantità di reazioni. Ci tengo a precisare che quando parlo del mio paese lo faccio per il profondo amore che ho per esso, fuori da ogni logica o dinamica politica, visto che da anni non ho più tessere in tasca, non partecipo per scelta al dibattito politico e non ricoprirò mai più un ruolo pubblico.
Spero, anzi, dando un modesto contributo intellettuale, di aiutare chi in questo momento ha il difficile compito di governare.
Vi spiego, quindi, perché, a mio avviso, tagliare i pini di San Giovanni, oltre, ovviamente, ogni lecita azione a tutela della pubblica incolumità in caso di piante pericolanti, sia un errore molto grave.
Il primo punto è che i dati statistici ci dicono che quell'area non ha un'incidentalità superiore alle altre strade. In ogni caso, se l'avesse, non è tagliando i pini che si risolverebbe il problema. Caso mai andrebbero adottati sistemi passivi di prevenzione e segnalazione.
Il secondo punto è che in nessuno studio, certamente non in quello meritoriamente fatto svolgere dalla Giunta Ferrari, si prevede una misura che vada oltre il mero abbattimento di qualche esemplare malato o non autoctono.
Il terzo punto è che il paesaggio è un'invariante da difendere per legge. Abbattimenti mirati con ripiantumazioni adeguate lo farebbero, tagli massivi no.
Il quarto punto è che il sollevamento dell'asfalto e l'orientamento della pianta verso la sede stradale non è mai sintomo di malattia o pericolosità. Se così fosse dovremmo, ad es. tagliare i due terzi dei pini di Portoferraio, da Piazza Pietri in avanti.
Il quinto punto è che siamo nelle adiacenze dell'Oasi di San Giovanni, la quale, secondo l'ultima versione del regolamento urbanistico approvata dalla Giunta Ferrari, e' soggetta a questo livello di protezione: "in tutte le aree individuate, per le alberature, gli alberi monumentali, i filari e le siepi sono ammessi i normali interventi colturali, la sostituzione delle essenze affette da fitopatologie o da invecchiamento. Per le alberature isolate, subordinatamente al parere della Comunità Montana o del PNAT per quanto di rispettiva competenza, ove si tratti di aree interessate dal vincolo idrogeologico, è ammesso lo sradicamento di alberi ed arbusti isolati, in funzione della rimessa a coltura di aree, subordinatamente alla ripiantumazione in altro luogo di essenze tipiche isolane". Direi che operando a contatto con un'area di questo tipo di potrebbe ragionevolmente estendere una simile metodica operativa a tutta la piana di San Giovanni.
Il sesto punto, primo per importanza, è che gli alberi sono esseri viventi, che ci difendono dai venti impetuosi, che abbattono le sostanze climalteranti, che tolgono calore dalle aree urbanizzate e che, per questo e molti altri motivi, meriterebbero più rispetto.
Il tema dei prossimi anni sarà come piantare più alberi, anche nei centri urbani, per difenderci meglio dai cambiamenti climatici e garantire alle persone una migliore qualità della vita.
Roberto Peria