Evidentemente non cessa l’abitudine, propria di una malintesa interpretazione della politica, di cavalcare, a posteriori, le proteste ed i movimenti che nascono, per fortuna, dalla sensibilità e dalle motivate insoddisfazioni di cittadini ed utenti di servizi assolutamente essenziali quali la scuola, la sanità, la giustizia.
Oggi, certamente gli studenti di Portoferraio hanno tutte le sacrosante ragioni per protestare a fronte della precaria condizione di agibilità e sicurezza delle loro aule, condizione che, inevitabilmente, ha riflessi, se non altro psicologici, sulla efficacia e sulla credibilità didattica.
Questo sono in grado di capirlo tutti, ma sono altri gli aspetti che, invece, risulta evidentemente più difficile razionalizzare, anche alla luce delle esperienze dirette della Lista Civica a Marciana Marina.
Innanzitutto, all’Elba, non esiste solo un “caso liceo”, a Portoferraio nello specifico, né solo un caso “nuovo edificio scolastico” (medie e materna) a Marciana Marina, né solo l’altro pubblicizzato caso di carenze di organico nelle scuole di Campo e di Marciana Marina, e così via: esiste un solo, grave caso che può essere denominato “caso scuola” che, come già detto, investe la sicurezza, l’agibilità, l’organizzazione didattica ed amministrativa. Non è poco.
Un secondo aspetto, che sinceramente meraviglia, riguarda, oggettivamente, la scarsa partecipazione di tutti gli altri studenti e, per quanto riguarda elementari e materne, dei genitori, per ottenere semplicemente ciò che è loro diritto. A volte sembra prevalere il pudore, se non proprio il timore, di manifestare il disagio, altre volte sembra che si preferisca lavare, tacendo, i panni sporchi in casa: ovviamente senza ottenere alcunché.
Il terzo aspetto, naturalmente, è quello politico. Il “caso scuola”, per le diverse competenze e pertinenze, investe direttamente, a vario titolo, le Amministrazioni Comunali, la Provincia, la Regione ed il Provveditorato (volendo tralasciare, al momento, le competenze del governo centrale, per dare qui, volutamente, la priorità ai “sensori” sul territorio).
Tutto ciò configura innanzitutto, un “caso politico”, e responsabilità che riguardano non solo le Amministrazioni, ma anche, e soprattutto, i partiti.
Non certo per narcisismo, ma solo per la certezza di esporre fatti derivanti da esperienza e di vita amministrativa diretta, riteniamo emblematico il caso proprio di Marciana Marina.
Ebbene è da circa un anno e mezzo, unico gruppo di minoranza all’Elba e, forse unico gruppo consigliare, che, sia in Consiglio comunale a mezzo interpellanze e mozioni, che sulla stampa, abbia palesato motivati allarmi sulla sicurezza, sulla agibilità e sulle conseguenze di tutto ciò sulla efficacia didattica. Senza contare che, a quanto si desume anche da recenti articoli, tale attività non è riconosciuta dai partiti di appartenenza.
Un problema veramente solo di Marciana Marina? Penso proprio di no, ed il pensiero non può non andare, in particolare, al reale stato delle scuole di Marina di Campo ed al rumoreggiante silenzio che lo attanaglia. E’ un “caso scuola” di tutta l’Isola d’Elba, in attesa del temuto peggio quando saranno abolite le Province.
Riscontri dalla Amministrazione Comunale? Nulla, considerando che la stessa Amministrazione marinese sembra essersi accorta dei problemi (senza averne dato finora soluzione) solo il minuto prima di aprire i cancelli delle scuole, nonostante il tempo più che sufficiente per programmare ed attuare gli interventi necessari. Tutto ciò a fronte di quali mai rassicuranti relazioni del Responsabile della sicurezza?
Riscontri od interesse manifestato da parte delle forze politiche in Provincia od in Regione, o segni di risveglio da parte di Commissioni o Consiglieri provinciali e regionali? Nulla.
Il quadro complessivo della situazione testimonia ancora una volta un’Elba sostanzialmente isolata politicamente, troppo frammentata ed involuta per poter efficacemente elaborare strategie di intervento e programmare bonifiche operative, troppo tollerante (ma certo sofferente) verso il mancato rispetto dei propri diritti fondamentali : ora in modo più grave, anche per la scuola.
Ma ora, qualcosa di nuovo finalmente c’è, la presa di coscienza, che ci auguriamo ispirata a spirito costruttivo, almeno degli studenti, e verrebbe voglia di dire: pensateci voi!
Paolo Di Pirro