Gli appuntamenti regionali per mettere a regime nuove norme per il governo del territorio incrociano il dibattito politico del Congresso regionale e della Conferenza programmatica del Pd.
Questo implica e richiede che le questioni spesso aperte da fin troppo tempo siano ricondotte ad un progetto politico regionale in grado di ricollocare la Toscana in un impegno nazionale che deve a sua volta cambiare.
E deve cambiare nel senso che una politica contro la crisi e per la crescita deve poter contare finalmente su politiche ambientali in cui la tutela della natura, del paesaggio, del suolo devono garantire sicurezza, bellezza ma anche nuove opportunità di investimenti e lavoro. Insomma per intenderci non solo green-economy, energie rinnovabili ma nuove politiche ambientali che devono rispondere non soltanto alla economia che deve impegnare sempre di più anche l’Unione europea e che va ben al di là delle politiche di austerità.
Ciò premesso la prima condizione in Toscana è che le leggi in discussione ma anche recentemente approvate evitino settorialismi ossia interventi e gestioni separate. E’ il caso recentemente denunciato da Alfredo De Girolamo dove i rifiuti non sono stati inclusi nel Piano energetico ambientale di lungo periodo, fino al 2030. Già nella passata legislatura in base al nuovo Codice dei beni culturali che inopinatamente aveva sottratto il paesaggio ai piani dei parchi regionali e nazionali la giunta decise di togliere ai parchi il nulla osta esercitato bene per anni per restituirlo ai comuni con effetti negativi come potemmo vedere subito.
Oggi quello dei parchi e delle aree protette e del paesaggio resta un problema delicato aperto a cui dovrebbero rispondere sia la legge Marson che quella Bramerini per ora soltanto annunciata ( ma questa non è novità). Finora il dibattito sembra in parte bloccato solo sul rapporto Regione-Comuni dovuto anche al fatto che sono sparite di scena le province. Che tra ruolo regionale e ruolo dei comuni debba essere trovato un giusto e ragionevole equilibrio è fuori discussione ma dovrebbe esserlo anche trovare finalmente un corretto rapporto con soggetti preposti al governo del territorio appunto i parchi ma anche le traballanti autorità di bacino che devono ritrovare specie dopo i tanti disastri un ruolo che al momento non si intravede come non lo si era intravisto con il PIT.
D’altronde le ANPIL era stato previsto che dovessero passare alle province che dovendo andare in pensione dovranno mollare invece anche i parchi provinciali che dovranno trovare a loro volta casa. E se questo non bastasse non sarà male ricordare che in una legge regionale abbastanza recente si è scritto che i parchi regionali dovrebbero conformare il loro piano a quello energetico. Come si vede non sono poche e neppure di poco conto le questioni aperte che vanno risolte presto e bene altrimenti qualsiasi proposito di rioccupare come è giusto la scena nazionale resterà mera chiacchera.
Renzo Moschini