"Il danno e la beffa: Perché dobbiamo continuare a pagare la Daneco?"
La tassa sui rifiuti è salatissima per un debito illegittimo contratto con la società che ha costruito l'impianto-bidone del Buraccio. Il M5S vuole rovesciare le parti: ecco perché.
Qualche giorno fa, in perfetto stile renziano, il sindaco uscente di Portoferraio, Roberto Peria, ha annunciato una diminuzione significativa (ma non si sa di quanto) della tassa sui rifiuti entro il 2016.
Tra le righe dell'intervista però emerge la vera clamorosa notizia e cioè la creazione di una nuova società, la IDEA SRL in cui confluirà ESA SPA con tutto il suo bagaglio di crediti pregressi verso i Comuni elbani, che si sono già impegnati a pagare senza alcuna riserva. E noi cittadini ci chiediamo, domanda retorica, ma con i soldi di chi verranno pagati questi debiti? E soprattutto, siamo sicuri che questi soldi da dare ad Esa siano davvero dovuti?
Il dubbio è più che fondato, visto che ESA, nel più assoluto silenzio, si trascina da anni un debito, verso l'originaria società che ha costruito l'impianto del Buraccio, debito che, alla luce di una sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 2008, risulta inesistente, ma che invece Esa continua a spalmare sulle nostre bollette dei rifiuti.
Per poter comprendere come siamo arrivati a tanto è necessario riprendere brevemente le tappe della penosa storia dell' “AFFARE BURACCIO”.
All'inizio degli anni '90, gli otto comuni elbani stavano cercando una soluzione per lo smaltimento dei rifiuti, visto che la discarica di Literno risultava ormai assolutamente inadeguata.
Proprio quando una commissione presso il comune di Porto Azzurro aveva cominciato a proporre una soluzione basata su un selezionatore meccanico, il Presidente della Regione, Vannino Chiti, con decreto n. 224 del 16.03.1994, nomina a sorpresa un Commissario Straordinario, Roberto Daviddi che comincia a sostituire con pieni poteri i comuni nella gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti.
E' lui che decide di avviare un appalto miliardario per la realizzazione di un impianto definito di gassificazione dei rifiuti e l'incarico viene affidato, in seguito ad una gara di appalto per licitazione privata, alla Daneco Tecnimont Ecologia Spa. Il contratto di appalto, sottoscritto il 4.06.1996, prevedeva che la Daneco avrebbe provveduto allo smaltimento di ben 27.000 tonnellate di rifiuti all’anno.
I Comuni elbani avrebbero dovuto pagare 110.000 Lire ( Euro 56,81) per ogni tonnellata di rifiuti smaltita.
L'art. 21 del contratto di appalto prevedeva che in caso di inadempienza le parti piuttosto che rivolgersi al giudice civile, si sarebbero rimesse al giudizio di un collegio arbitrale, nominato dalle parti stesse, che avrebbe deciso con un lodo avente la stessa efficacia di una sentenza.
Tralasciando per ora i particolari dell'operato della società appaltatrice, è importante sapere che le proteste dei cittadini residenti nei dintorni dell'impianto, che lamentavano orribili emicranie, nausee e bruciori insopportabili agli occhi, sono sfociate in un rinvio a giudizio innanzi al Tribunale penale di tutti i vertici della Daneco Spa e del commissario Daviddi. L'accusa era che l'impianto di gassificazione, per tutto il periodo in cui era rimasto attivo, aveva rilasciato sostanze tossiche nell'aria superando di gran lunga i limiti imposti dall'autorizzazione ministeriale.
Il Commissario Daviddi, in seguito alla notizia di rinvio a giudizio, battendo in ritirata, ha azionato il collegio arbitrale accusando la Daneco di non aver rispettato il contratto di appalto.
Alla fine, e precisamente il 28.12.2001, nonostante l'evidenza delle inadempienze della società, il collegio arbitrale è riuscito a condannare il Commissario, e quindi i Comuni Elbani, a pagare alla Daneco l'astronomica cifra di Lire 21.794.289.268 (E. 11.255,811,05), oltre agli interessi dall'inizio del servizio.
Da allora i Comuni, e dopo l'ESA, hanno continuato a destinare gran parte delle entrate derivanti dalle nostre bollette al pagamento del debito miliardario con la società ex appaltatrice.
Dice però il detto “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”: così è stato che due comuni elbani, Porto Azzurro e Campo nell'Elba, hanno impugnato la decisione dei tre arbitri fino al terzo grado di giudizio e le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con sentenza n.3518 del 18.02.2008, giudicando incompetente il collegio arbitrale, hanno dichiarato la nullità dei lodi arbitrali
In altre parole, per una materia così delicata quale lo smaltimento dei rifiuti, la legge prevede che non ci si possa rivolgere a degli arbitri per le controversie, ma si debba passare obbligatoriamente per una sentenza del Giudice.
Sarebbe stato naturale aspettarsi che i nostri valenti sindaci si fossero precipitati a pretendere la restituzione di quanto versato o perlomeno a non versare più una lira, alla Daneco.....Invece no: Esa ha acquistato tutto il pacchetto, o meglio il PACCO BURACCIO e ha continuato a caricare il debito fissato dagli arbitri sulle spalle dei cittadini elbani, costringendoli a pagare bollette astronomiche… Solo il comune di Campo parrebbe aver avviato il ricorso in merito.
A questo punto vorremmo rivolgere a Cosetta Pellegrini, vicesindaco nell'amministrazione Peria e attuale candidato a sindaco per Portoferraio queste semplici domande:
Quanto dovranno pagare i cittadini elbani alla nuova società IDEA SRL?
Quanto ha pagato ESA per l'acquisto dell'impianto del Buraccio?
A quanto ammonta la quota della bolletta dei rifiuti destinata a ripagare il debito con la Daneco?
Visto che fino ad ora non è stata applicata la sentenza della Corte di Cassazione n.3518 del 2008, a ben sei anni di distanza, c'è l'intenzione di chiedere la restituzione dei soldi a Daneco o si intende continuare a far pagare ai cittadini questa tassa iniqua?
Una cosa è certa: se vincerà il MoVimento 5S Portoferraio non solo azionerà su questa vicenda la Corte dei Conti ma chiederà alla Daneco la restituzione di quanto è stato illegittimamente versato dai cittadini elbani.
MoVimento 5 stelle Portoferraio