Con questo progetto legislativo non vengono introdotte migliorie ma gravi peggioramenti abbassando l'ombrello di tutela nazionale.
Stefano Rodotà in un articolo dedicato alla strategia del bene comune e alle difficoltà che ne hanno ritardato e ne ritardano tutt’ora anche in parlamento misure e interventi indispensabili, ricorda alcuni studi e contributi di autori importanti che in una serie di libri hanno saputo fornire materiali e idee di cui i nostri parlamentari avrebbero potuto e dovuto avvalersi. Contributi tanto più validi visto che in più d’un caso ad essi si erano ispirati alcuni Disegni di legge ancora giacenti inutilizzati al Senato o alla Camera.
Gli esiti dell’’incontro a Roma di Federparchi sulla situazione dei parchi, meritano qualche riflessione e approfondimento per cogliere se ci sono delle novità. Finora, nonostante l’aggravarsi allarmante della condizione dei parchi nazionali e regionali a partire soprattutto dalla gestione del ministro Prestigiacomo, l’attenzione si era concentrata unicamente sulla esigenza di rivedere la legge 394. Insomma i tagli, i commissariamenti senza fine, l’assenza di qualsiasi politica di sistema del ministero sempre più impegnato in una gestione burocratica paralizzante, le regioni avevano lasciato il posto ad un'unica opzione: modificare con il testo della legge. Una legge che per alcune parti decisive è rimasta lettera morta, specialmente negli ultimi anni. Questa operazione - che ha avuto il carattere di un vero e proprio ‘condono politico’ - è risultata via via sempre più strumentale e pretestuosa perché volta soprattutto a far passare in seconda fila – anzi ad ignorare - i nodi politico-istituzionali di una gestione ministeriale rovinosa, tanto da innescare contrasti e polemiche mai così vivaci anche tra le stesse associazioni ambientaliste.
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