In vista del prossimo congresso internazionale dell’UICN di fine anno dedicato ai parchi il presidente di Federparchi ne ha sottolineato in una intervista l’importanza anche per noi. Ha infatti evidenziato il ruolo importante che essi possono e devono avere specie in questa fase delicatissima e critica del pianeta a rischio di micidiali disastri ambientali.
I parchi non certo da soli possono fare la loro parte soprattutto per quanto riguarda alcuni di questi disastri a partire dalla biodiversità, l’uso delle risorse naturali, i mari e tanto altro ancora.
Sammuri invitato a specificare cosa possono e devono fare i nostri parchi in Italia che se la passano sempre peggio, da quelli nazionali alle aree protette marine e pure i parchi regionali, giustamente ha evidenziato cosa compete al ministero specie dopo l’incontro di metà dicembre dello scorso anno alla Sapienza di Roma, quando con Orlando si tornò a parlare dopo, tanti silenzi, di questi problemi.
Ma non basta ricordare le inadempienze, anche le più inspiegabili come i gravissimi ritardi nelle designazioni per i direttivi degli enti parco nazionali. E non basta neppure auspicare che si litighi meno, come da tempo sta avvenendo anche tra e con le associazioni ambientaliste. E non basterà davvero trastullarci ancora con gli emendamenti ad una legge fasulla che a tutto potrebbe servire tranne che a ridefinire seriamente il ruolo delle nostre aree protette.
L’incontro internazionale a Sideney dovrà vederci ovviamente impegnati non dimenticando però che in altri analoghi incontri a cui il nostro paese dette peraltro importanti e qualificati contributi, che poi però noi per primi snobbammo, con gli effetti che oggi possiamo vedere.
Va bene quindi puntare sull’incontro, ma prima dobbiamo riprendere un confronto serio con il ministero, ma anche con le regioni e gli enti locali a partire dal documento di qualche mese fa delle stesse regioni di cui finora nessuno si è occupato e ha preso in considerazione. Eppure le regioni devono e possono fare molto come dimostra ad esempio la Sardegna dove proprio in questi giorni si è ripartiti per istituire alcune aree protette in zone alluvionate che erano state bloccate da Cappellacci.
Da quel che abbiamo di fronte risulta platealmente evidente che con i guai delle nostre aree protette la legge 394 non c’entra né punto né poco, né per i parchi nazionali né per quelli regionali. Semmai c’entra per le inopinate modifiche già introdotte come quelle sul paesaggio sottratto ai piani dei parchi.
Bisogna renderci conto che oggi è in discussione e a rischio il ruolo istituzionale dei parchi come lo è stato prima con le comunità montane e poi con le province e oggi anche per gli stessi comuni e delle regioni che qualcuno vorrebbe ridimensionare con il nuovo titolo V.
Insomma l’appuntamento di Sideny non deve e non può nella maniera più assoluta divenire una sorta di pretesto come lo è stata la legge del senato per non prendere il toro per le corna mettendo finalmente in chiaro cosa si vuole oggi e non domani, cosa abbiamo da proporre oggi allo stato, alle regioni e agli enti locali. E per questo non servono emendamenti ma documenti e appuntamenti seri che al momento non vediamo in agenda.
Renzo Moschini