Forse per capire cosa sta succedendo nell’Italia massacrata, allagata ed erosa dalle bombe d’acqua di un luglio insolitamente fresco e piovoso, mentre il resto del mondo segna record di caldo, bisognerebbe leggere con attenzione cosa è emerso dalla riunione della Commissione climatologia della World Meteorological Organization (Wmo) tenutasi pochi giorni fa ad Heidelberg, in Germania. Infatti, la Wmo Commission for climatology ha raccomandato ai governi di adottare un doppio approccio per quel che riguarda l’aggiornamento dei periodi di riferimento di 30 anni dei quali si servono gli scienziati ed i servizi meteorologici per vigilare sul tempo e sul clima ed effettuare delle comparazioni con i periodi passati».
La Wmo Commission for Climatology promuove la cooperazione internazionale nella climatologia, così come l’utilizzo di informazioni e conoscenze a favore dello sviluppo sostenibile, della protezione e dell’operatività dei servizi climatologici. Inoltre, da informazioni ed orientamenti sulle attività del World Climate Programme , del World Climate Applications and Services Programme e del World Climate Data and Monitoring Programme
La commissione della Wmo spiega che «Il clima varia naturalmente da un anno all’altro, i climatologi si servono di modelli standard su 30 anni delle temperature, delle precipitazioni e di altre variabili, per esempio per mettere in una prospettiva storica l’ampiezza di un’ondata di caldo od una tempesta recente. Questi periodi storici di 30 anni ciascuno sono chiamati “climatici normali” e possono essere stabiliti a livello locale, nazionale o mondiale». Attualmente i “normali climatici” sono aggiornati ogni 30 anni. Quindi, l’ultimo period climatico ufficiale di riferimento è ancora quello 1961 - 1990.
«Però – dicono i climatologi della Wmo – con l’aumento delle concentrazioni atmosferiche di gas serra, il clima del nostro pianeta cambia ben più rapidamente di prima. Conseguentemente, può darsi che i decision-makers delle industrie sensibili alle condizioni climatiche per prendere decisioni importanti si basino su informazioni obsolete». Di fronte a questa situazione, numerosi servizi meteorologici nazionali hanno cominciato ad utilizzare un periodo trentennale più recente, 1981 - 2010, per inserire i fenomeni estremi e le previsioni meteorologiche e climatiche in un contesto più attuale.
I climatologi Wmo fanno notare che «Secondo questi Servizi, questo periodo di riferimento porta anche dei vantaggi rispetto ad altri servizi operativi, come le previsioni sui picchi di consumo di energia e le raccomandazioni sulla selezione di coltivazioni e le date di semina. Ne consegue che, a seconda di un ricercatore o di un Servizio meteorologico, il periodi di riferimento variano, con il corollario di comparazioni incoerenti».
Come decisioni e raccomandazioni sui dati cimatici, monitoraggio del clima e climatologia, la Commission for climatology raccomanda quindi alla Wmo di «Adottare una nuova regola mondiale , in modo da aggiornare ogni 10 anni i “normali climatici” utilizzati nella maggioranza dei casi, continuando allo stesso tempo a far riferimento parallelamente al periodo 1961–1990 per analizzare la variabilità del clima ed il cambiamento climatico a lungo termine». Alla fine di questo riallineamento, tutti i Paesi dovrebbero cominciare ad utilizzare il periodo 1981–2010, che poi sarà aggiornato ogni 10 anni dal 2020, con il periodo 1991–2020 che servirà da “normali climatici”. Secondo i climatologi, «Questa soluzione permetterebbe di rispondere ai bisogni moderni di informazioni recenti e di uniformare le previsioni e le informazioni sul tempo ed il clima in tutto il mondo».
Per la Commissione climatologia Wmo, «Guardando al periodo 1961–1990 come riferimento per analizzare e valutare la variabilità del clima ed il cambiamento climatico a lungo termine, sarebbe più facile comprendere i cambiamenti intervenuti durante il secolo o a più grande scala. Questo periodo servirebbe per gli studi sul cambiamento climatici, fino a che non si impone una modifica per imperiosi motivi scientifici».
Questa proposta di “Calculating Climatological Standard Normals Every 10 Years” sarà trasmessa al World Meteorological Congress della Wmo che ne dovrà esaminare l’adozione durante il suo summit previsto a Ginevra dal 25 maggio al 12 giugno 2015.
Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione alla quale non solo si dovrebbero adeguare i Servizi meteorologici nazionali ma anche la programmazione urbanistica che, quando c’è, in Italia a volte fa addirittura riferimento a ricorrenze meteorologiche duecentennali o centennali per valutare la possibile occorrenza di fenomeni meteorologici estremi, che invece stanno diventando la normalità.
Alla Wmo fanno notare che tutto questo è già possibile: «Gli attuali computer e sistemi di gestione dei dati climatologici, la cui potenza va crescendo, facilitano fortemente gli aggiornamenti, che consistono soprattutto nell’analizzare quantità massicce di dati climatologici. Un altro vantaggio innegabile è che gli aggiornamenti decennali permetteranno di integrare nei “normali” i dati delle azioni climatiche realizzate recentemente».