La giornata dedicata alle aree protette a Festambiente era cominciata presto, con un’uscita fuori dai confini della cittadella ambientalista di Rispespecia (Gr) per andare a parlare nella sede del Parco Nazionale della Maremma della reintroduzione di successo del falco pescatore, ormai nidificante nella Maremma, “Madre di biodiversità”, nel cuore del Parco ad alla Diaccia Botrona, e di un ritorno che apre molte speranze, quello della tartaruga marina Caretta caretta a Scarlino, la deposizione più a nord nel Mediterranreo conosciuta finora di questi rettili marini in grave pericolo a causa delle catture accidentali (e volontarie nella costa sud del Mediterraneo) e del disturbo antropico, in particolar modo dell’artificializzazione delle spiagge.
Un incontro che ha mostrato una nuova consonanza tra ambientalisti, Parchi ed amministratori locali che vedono nella biodiversità un volano per rappresentare in maniera evidente la diversità e qualità dei territori.
Alle 17,30 allo spazio mostre ricavato nella Chiesa dell’Enaoli di Rispescia, si è parlato i utilizzo dei mezzi innovativi per la vigilanza e il monitoraggio delle aree protette, un intenso incontro moderato da Umberto Mazzantini, redattore di greenreport.it, e che ha visto la partecipazione di Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi e del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, di Simone Bottai, Direttore operativo della flotta aerea del Corpo forestale dello Stato, e di Iacopo Mori, Comandante della CTA/CFS di Portoferraio.
Sammuri ha ricordato la sua passione per la tecnologia e della diffidenza che i nuovi mezzi di videosorveglianza e di controllo remoto suscitino anche tra i suoi colleghi di altri enti parco e tra i cittadini, ma ha detto che, visti anche i tagli al personale, si tratta di una strada non solo segnata ed inevitabile, ma anche di attività che stanno dando e daranno ancora di più grandi risultati e che stanno mettendo in difficoltà bracconieri e abusivi. Poi Sammuri ha annunciato che, a fine estate e passato il periodo allarme incendi, confermerà i protocollo col Cfs per l’utilizzo dell’elicottero che ha dato buoni risultati.
Cosa confermata dal Direttore Bottai che ha illustrato i molti utilizzi del mezzo aereo nel Parco Nazionale dell’Arcipelago che hanno velocizzato accessi e controlli alle 7 isole toscano e permesso di supportare iniziative scientifiche internazionali come il barcoding delle farfalle, un progetto di Legambiente, un consorzio internazionale di università, Parco e Federparchi.
Il Comandante Mori ha confermato che la tecnologia, insieme alle crescenti segnalazioni dei cittadini e alle costanti informazioni che vengono da associazioni come Legambiente, è stata e sarà di grande aiuto nel lavoro della Forestale ed ha raccontato come, grazie all’elicottero, è stato fermato e sanzionato pesantemente, con denuncia alla Procura della Repubblica, un peschereccio sa strascico che era penetrato dentro l’area marina superprotetta della Riserva integrale di Montecristo.
Mazzantini ha ricordato che Legambiente è fortemente preoccupa per le voci di un possibile accorpamento del Cfs con altri corpi di polizia ed ha assicurato che Legambiente, tecnologia o meno, continuerà a “rompere le scatole” a Cfs e Parchi.
Alle 18,00 l’Arcipelago Toscano è stato nuovamente il protagonista dell’incontro “La gestione delle specie aliene” moderato da Stefano Raimondi, dell’ufficio Parchi ed aree protette di Legambiente. Piero Genovesi, dell’Ispra ha ricordato il fenomeno globale dell’introduzione accidentale e volontaria di specie aliene che è diventata la seconda causa di estinzione di specie autoctone al mondo, in particolare nelle isole dove è la prima causa di estinzione.
Franca Zanichelli, direttrice del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano ha raccontato l’esperienza di derattizzazione e di eliminazione dell’ailanto dalle isole, anche grazie a finanziamenti Life europei, ma ha anche sottolineato i successi, come l’involo della piccola berta “berto” a Pianosa e poi, l’anno dopo, la morte a causa della predazione di ratti di suo fratello, episodi entrambi documentati dalle telecamere inserite nei nidi.
Stefano Vagniluca, dell’Utp del Corpo forestale dello Stato di Follonica, ha raccontato dal punto di vista tecnico l’operazione di derattizazione che ha fatto diventare Montecristo un’isola rat-free, la certosina opera di posizionamento delle esche, sia con l’elicottero che a mano, anche in punti raggiungibili solo dai rocciatori e non ha nascosto la sua amarezza per un contesto politico che invece di favorire un’operazione che ha avuto rilevanza internazionale e che è stata inserita dalla Commissione europea tra i progetti Life più importanti e di successo, è finita addirittura con polemiche e denunce penali.
Giampiero Sammuri ha detto che il progetto Montecristo-Pianosa lo ha ereditato ma che è stato sicuramente un punto di svolta per le politiche di conservazione italiane, un grande successo che fa bene ai Parchi e che dimostra che l’uomo può sanare gli errori fatti in passato e che l’Italia ha capacità di alto livello.
Ha chiuso Umberto Mazzantini, in veste di responsabile nazionale isole minori di Legambiente, che ha ricordato l’esperienza “scioccante” di trovarsi a combattere contro associazioni animaliste alleate degli ultimi antiparco dell’Arcipelago contro la derattizzazione di Montecristo e che denunciavano un avvelenamento dell’isola e del suo mare che in realtà non ci sono stati. «Polemiche – ha detto Mazzantini – finite non appena è arrivata la notizia che, dopo la derattizzazione l’involo delle berte è passato da 0 a 900 individui e che, come hanno constatato gli entomologi del progetto barcoding delle farfalle, la microfauna ha avuto un’esplosione mai vista, con la ricomparsa di farfalle rare e della lumaca endemica di Montecristo».
La maratona dei Parchi a Festambiente si è conclusa con un’interessante e vivacissimo incontro su “In vacanza nei Parchi. Le aree protette come volano del turismo e dell’economia dei territori”, coordinato da Bepper Ravera di Ambiente Italia Rai 3 e che ha visto a confronto, oltre all’onnipresente Sammuri, il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, il direttore generale conservazione della natura del ministero dell’ambiente Renato Grimaldi, la presidente del parco della Maremma Lucia Venturi, Domenico Totaro, presidente del Parco nazionale dell’Appennino Lucano e della Valdagri, Maurizio Gubbiotti, commissario di Roma Natura, Marco Katzemberger, imprenditore turistico del Parco dell’Adamello Berenta.
Per con diverse sfumature, tutti hanno detto che è improprio parlare di turismo e che bisogna parlare di “turismi” che raccontino la differenza e le particolarità dei territori nel mondo globalizzato della digitalizzazione che spesso riduce le prenotazioni alberghiere on-line ad una mera questione di prezzi. L’Italia, con le sue bellezze naturali e storiche, la biodiversità più ricca d’Europa e una quantità di siti Unesco che non ha uguali al mondo non sta “vendendo” questa sua originalità e ricchezza ai nuovi turismi come invece fanno già altri Paesi. E, come hanno detto sia Grimaldi che Cogliati Dezza e l’imprenditore Katzemberger (un anti-parco pentito), solo esaltando l’unicità e le particolarità di un territorio senza scadere nel localismo i parchi possono essere il volano di questi nuovi turismi. Ma sbagliano imprenditori ed amministratori locali pigri che pretendano dal Parco che faccia quello che non deve fare: la promozione turistica. Il Parco deve garantire la salvaguardia e la qualità dell’ambiente, ormai pre-requisito indispensabile, setta agli operatori turistici ed alle amministrazioni locali valorizzare bellezze uniche tutelate in sinergia con l’area protetta, un meccanismo che, dove già attuato, sta dando notevoli risultati, come dimostrano i grandi numeri del turismo nei parchi.